Isochimica, il perito: «Asbesto, morte lenta»

Isochimica, il perito: «Asbesto, morte lenta»
di Rossella Fierro
Sabato 23 Febbraio 2019, 18:01
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«Le fibre di amianto hanno colpito i lavoratori Isochimica come tanti proiettili microscopici. A distanza di decenni dalla chiusura della fabbrica, chi vi ha lavorato espelle ancora oggi particelle di asbesto dalle vie respiratorie». Il professore Fabio Policino non usa troppi giri di parole ed emette un verdetto medico scientifico agghiacciante: «quella dell'amianto è un'azione lenta, progressiva e costante. Le patologie asbesto correlate non sono sanabili, la loro evoluzione è sempre peggiorativa».

Professore di Medicina del Lavoro presso l'Università Federico II, Policino ha aperto l'istruttoria delle parti civili del processo all'amianto di Borgo Ferrovia. Hanno sfilato con lui ieri nell'aula bunker di Poggioreale, come consulenti medici nominati dagli avvocati Brigida Cesta, Antonio Petrozziello e Carmine Monaco, anche il cardiochirurgo Aldo D'Andrea e i medici del lavoro Ugo Esposito e l'ex vicesindaco di Avellino Stefano La Verde.

Obiettivo della consulenza di Policino stabilire il nesso causale tra le patologie riscontrate nei cento ex scoibentatori oggetto della sua relazione e l'amianto inalato in fabbrica. «Tutti i pazienti che ho sottoposto a Tac e spirometrie e di cui ho analizzato la documentazione, hanno patologie riconducibili per scienza all'amianto asserisce l'esperto rispondendo alle domande dell'avvocato Cesta- il nesso causale tra le malattie riscontrate e l'esposizione alle fibre è per me assolutamente certo».

Il docente universitario ha elencato tutte le patologie riconducibili all'amianto, dalle placche pleuriche al mesotelioma e affermato che, soprattutto per quelle di tipo cancerogeno, l'effetto dell'amianto sull'organismo umano è tempo/dipendente. In particolare Policino si è soffermato sul caso di Gianni Ciccone, ex operaio morto lo scorso 29 agosto sul cui corpo è stata effettuata l'autopsia: «quattro anni prima del decesso gli erano state diagnosticate «solo» le placche pleuriche. Ed è proprio su di quelle che, nel giro di poco tempo, è sorto il mesotelioma che lo ha ucciso».

L'amianto «può essere respirato, ingerito ma anche assorbito dalla cute», soprattutto per chi, come gli ex operai Isochimica, «è stato esposto ad un rischio deliberato, perchè l'amianto era parte integrante del ciclo produttivo dell'azienda ed era presente 42 volte in più rispetto ai limiti di legge dell'epoca».

Per D'Andrea, che ha valutato le posizioni mediche di decine e decine di lavoratori, «a parità di patologie, l'Inail ha spesso sottovalutato le situazioni e sottostimato il riconoscimento del danno biologico». Per il cardiochirurgo toracico, «anche l'infarto microcardico è tipico di chi è affetto da placche pleuriche».

Due i casi di decesso su cui si sofferma D'Andrea, quello di Claudio Bruno e quello di Alessandro Manganiello «il primo è morto per un'insufficienza respiratoria frutto dell'evoluzione della patologia verso il mesotelioma, il secondo per il peggioramento di un'asbestosi polmonare conclamata».

Ha ricordato la sua audizione in commissione parlamentare, La Verde che sette anni fa relazionò sui casi di 131 ex operai tutti malati di patologie derivanti dall'asbesto. Come l'ex carrellista Modestino D'Argenio, seguito dal medico: «gli era stato riconosciuto solo il 4% del danno eppure, dalle Tac e dalle spirometrie effettuate, vennero fuori diffusi ispessimenti pleurici e una sindrome disventilatoria restrittiva, tanto che ricordo chiedemmo di innalzare la malattia professionale almeno del 10%». Quattro gli operai visitati da Esposito che afferma «tutti avevano contratto l'asbestosi con conseguenze cardiorespiratorie. D'altronde quando i lavoratori Isochimica furono informati del pericolo che correvano in fabbrica, ormai erano già in attesa di danni più eclatanti».
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