Isochimica, incarico bis
per le indagini sottoterra

Isochimica, incarico bis per le indagini sottoterra
di Rossella Fierro
Mercoledì 27 Febbraio 2019, 09:29 - Ultimo agg. 11:19
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La caccia ai veleni sotterranei dell'ex Isochimica sarà affidata alla «SGM Geologia e Ambiente». Dopo una procedura di gara andata deserta in estate, l'avvio di una nuova indagine di mercato alla ricerca di una ditta specializzata che avesse tutti i requisiti richiesti per immortalare le sostanze contaminanti della falda acquifera, e la revoca per inadempienza di una prima aggiudicazione, gli uffici del Settore Ambiente hanno deciso di affidare l'analisi di rischio per sito specifica alla società di Ferrara classificatasi seconda.

Un ulteriore approfondimento resosi necessario e non più rinviabile che servirà non solo a quantificare le sostanze inquinanti del sottosuolo, ma anche a comprendere se la loro presenza sia dovuta alle attività nocive dell'ex Isochimica o se invece la fonte inquinante sia un'altra. Alla società scartata inizialmente per aver presentato in ritardo la domanda di partecipazione all'avviso pubblico da 75mila euro e poi ripescata dopo la revoca per inadempienza dell'aggiudicazione provvisoria alla prima classificata, il raggruppamento «Infogeo srl e Terra&Opere», l'arduo compito di passare ai raggi x il sottosuolo della bomba di amianto di Borgo Ferrovia e quantificare la presenza degli inquinanti riscontrati durante le attività integrative del piano di caratterizzazione. Nuovi sondaggi necessari anche a capire se sia necessario, e nel caso con quali modalità, prevedere parallelamente alla bonifica superficiale del sito anche il risanamento del sottosuolo, in particolare della falda acquifera.

A richiedere l'ulteriore approfondimento la conferenza dei servizi che, a settembre 2017, all'unanimità approvò il piano di caratterizzazione con l'unica prescrizione di avviare un'indagine delle matrici ambientali del sottosuolo per andare fino in fondo nell'individuazione dei veleni dell'ex opificio di Borgo Ferrovia. Una necessità dovuta ai risultati delle precedenti indagini ambientali, dai quali emerse la presenza di idrocarburi e clorati come tetracloroetilene e tetraclorometano, ulteriori sostanze nocive da aggiungere all'amianto risultato ancora presente in circa 350 metri cubi di terreno.

Alla SGM viene chiesto uno studio della circolazione delle acque sotterranee, anche attraverso una ricostruzione piezometrica, e della distribuzione spaziale dei contaminanti la cui presenza è stata riscontrata solo in alcuni campioni dell'acqua prelevata. Un'analisi che dovrà essere condotta, stando a quanto stabilito da Palazzo di Città nel capitolato d'appalto, attraverso la metodologia della Mip- Membrane Interface Probe, che pur essendo molto recente, risulta già molto diffusa in quanto poco invasiva. Una tecnica che con l'utilizzo dell'energia elettrica permette di localizzare e quantificare inquinanti senza dover perforare il terreno con nuovi carotaggi che, nel caso specifico dell'ex Isochimica, significa scongiurare eventuali nuove dispersioni di amianto nell'aria. Con la Mip la falda acquifera e il suo stato saranno praticamente immortalati in una sorta di fermi immagine tridimensionali che permetteranno anche di individuare il luogo d'origine dell'inquinamento. Se per la presenza di amianto, infatti, la fonte inquinante è quasi certamente l'Isochimica, sulla provenienza degli altri contaminanti riscontrati, tetracloroetilene e tetraclorometano, il Comune, che svolge tutte le operazioni in danno di terzi, pretende di sapere se questa possa essere frutto degli scarti di altre attività industriali.
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