L'Irpinia viaggia a tutta birra

Nuovo ricoscimento all'azienda di Monteverde

L'Irpinia viaggia a tutta birra
di Annibale Discepolo
Mercoledì 11 Gennaio 2023, 09:29
4 Minuti di Lettura

Serrocroce sulla vetta più alta d'Italia in fatto di gusto. Dai 4810 del Monte Bianco, ai 740 di Monteverde, dalla Valle d'Aosta all'Irpinia: in fondo 4000 metri e più non fanno la differenza quando fascino e bellezza del paesaggio si fondono con quella altrettanto intrigante del gusto che rispecchia comunque il luogo, l'impegno, il lavoro e la passione di chi ha sognato e poi realizzato un progetto che, è proprio il caso dirlo, fa viaggiare a tutta birra un'Irpinia che non può essere che orgogliosa di un altro, ennesimo successo stavolta firmato da un poker.

Si parte da «Monteverde», che ha conquistato il Luppolo d'oro nella categoria saison 2022; e poi «Luppolata», «Ambrata» e «Granum tutte» e tre insignite del Luppolo d'argento, rispettivamente nelle categorie a.pale ale, a.amber ale e senatore Cappelli. Tutte scelte dalla giuria di esperti del concorso Best Italian Beer 2022, organizzato da FeederBirra, palcoscenico prestigioso, rivolto ai produttori di birra artigianale italiana. Un poker di successo, figlio di una restanza che ha sconfitto l'emigrazione degli avi che negli anni trenta e quaranta salpavano per gli Usa sui piroscafi, per realizzare il sogno americano o salivano sui treni della speranza, cercando in Belgio, nel buio di gallerie-trappola, sporcandosi con la fuliggine del carbone, conservando però sempre la dignità del lavoro faticoso sì, ma onesto, quel benessere e quella liberazione dalla povertà che spesso rimaneva un'utopia.
«I tempi - osserva Vito Pagnotta - fortunatamente cambian», dice col sorriso disarmante che abita un volto solcato da rughe incise dal sole che è specchio di quella libertà impagabile che solo la sua terra può dare. «I nostri giovani oggi hanno, se vogliono e ci credono, una impagabile vecchia chance da capitalizzare, un tempo unica forza di questa terra meravigliosa, generosa e pure avara che si chiama Irpinia».

L'agricoltura, è vero, ha fatto passi da gigante, s'è giocoforza, sostituita e ben venga ad una industrializzazione che seppur necessaria ed unica fonte di reddito dopo il sisma del 1980, le ha lasciato oggi campo libero per un riscatto economico e sociale.

Già, i campi color oro del grano che in un matrimonio natura-arte che ricorda le distese gialle delle tele di Van Gogh e le nuvole e i cirri di Constable che solcavano i cieli e che come per magia si uniscono quassù a Monteverde, uno dei borghi più belli d'Italia che non ha barriere architettoniche, regalando bellezza ed emozioni uniche. La birra, in fondo è anche bellezza dello spirito che ripaga del lavoro dei tanti coltivatori di grano, tutti del luogo e dei paesi limitrofi, i quali conferiscono il prodotto che insieme a quello di Vito, rappresenta e presenta la Birra del Paese, orgoglio locale e naturalmente pure irpino, da condividere con Carmela De Lorenzo, la sua sposa, le piccole Cecilia e Chiara che divertite partecipano a quest'avventura che il papà accarezzò ed intraprese nel 2012 e che oggi viaggia col vento in poppa, grazie anche all'impegno di una squadra altamente professionale di collaboratori quali Roberto Mesce e Maria Teresa Vella.

Insomma, questione di feeling o pazza idea a tutte le latitudini? Mina e Patty Pravo annuirebbero divertite perché le componenti in queste birre fatte in casa, ci sono tutte. Anzi, fatte dietro casa, visto che il luppoleto che è stato realizzato proprio dietro la struttura è autoctono, come i lieviti rigorosamente made in Irpinia come l'acqua, altro tesoro inestimabile ed irrinunciabile alla lavorazione di queste birre, praticamente a centimetro zero, visto che i conferitori sono e devono essere tutti della zona.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA