«Furia», da fabbro a re delle feste:
una vita a far brillare il cielo di colori

«Furia», da fabbro a re delle feste: una vita a far brillare il cielo di colori
di Loredana Zarrella
Venerdì 15 Marzo 2019, 12:00 - Ultimo agg. 15:32
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Fuochista esperto, conosciutissimo anche fuori provincia, Michele D'Adamo, 50 anni, condivideva con la figlia Martina la sua passione per l'arte pirotecnica.

Un'arte, la loro, che ha fatto brillare gli occhi di migliaia di persone durante le sere d'estate, riunite col naso all'insù, verso il cielo, ad ammirare l'acrobazia e le girandole dei fuochi.

Soprannominato Furia per il suo carattere energico e vivace, Michele portava avanti la sua attività di fuochista da oltre un decennio dopo essere stato un fabbro. Amava coltivare anche il suo orto, situato accanto a quel deposito di fuochi d'artificio saltato in aria con fragorosa potenza.
 
In tanti hanno voluto raggiungere il posto, scossi da quel boato che è stato avvertito nel raggio di diversi chilometri, tra Torella dei Lombardi, Villamaina e Sant'Angelo all'Esca. Palpabile la costernazione, l'incredulità di tutti e tante le dimostrazioni di affetto arrivate anche attraverso i social: «Da adesso in poi potrò alzare gli occhi al cielo solo per guardare le stelle scrive l'amica Mirella - semmai ci saranno dei fuochi, potrò solo abbassare la testa e pensare a te, che ti hanno portato via da noi, un ragazzo umile, semplice buonoCiao Michele, spero di rivederci in quel cielo che tu tante volte hai illuminato».

L'intera comunità si è stretta, da subito, intorno alla famiglia. Lascia due ragazze e un ragazzo. Martina, 24 anni, che ha seguito le orme del papà, Eleonora e Vincenzo che vive a Roma. Lascia la moglie, Orietta Salvati, ex dipendente Irisbus, già segnata dalla tragedia del 1980, quando, durante il terremoto, perse il nonno, due fratelli, due sorelle e la mamma in attesa di un altro bambino. Si salvarono solo lei, il papà e un altro fratello.

Per un destino, crudele e beffardo, altre macerie si sono scaraventate ora sulla sua vita. Sono quei blocchi di cemento esplosi nella periferia del paese, con forza dirompente, sbriciolatisi o schizzati lontano centinaia di metri come enormi proiettili. Sotto quelle pietre e quei silenzi resta, adesso, il ricordo di un uomo dalla grande tenacia, conosciuto per la sua attività anche nel beneventano e nel napoletano.

I cieli di tutta l'Irpinia e di tante altre città si sono colorati delle sue magie pirotecniche. Solo qualche anno fa, nel cielo stellato di Grottaminarda disegnò uno dei suoi capolavori pirici. Era in corso la celeberrima gara dei fuochi che si svolge, ogni anno, a fine agosto, a chiusura del festone, tra le morbide colline della cittadina della Valle dell'Ufita. Vinse il primo premio, quello che spetta al fuochista più talentuoso, più originale, più capace di rompere gli schemi.

Fu una festa speciale per tutti, per lui e per la sua famiglia, per quella figlia, giovanissima, che aveva deciso di seguire il papà nella sua incontrollabile passione. Non ci poteva essere pericolo se c'era professionalità. Così non è stato. Il destino ha voluto diversamente mentre il caso ha strappato alla tragedia quella ragazza che era sempre insieme al padre.
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