Moscati, tre medici al Pronto Soccorso per tamponare la fuga dei camici bianchi

Ma nell'emergenza continuano il caos e i disagi dovuti al sovraffollamento

ll Pronto Soccorso del Moscati
ll Pronto Soccorso del Moscati
di Selene Fioretti
Lunedì 28 Agosto 2023, 08:44 - Ultimo agg. 08:48
3 Minuti di Lettura

Al pronto soccorso di Avellino continuano il caos e i disagi dovuti al sovraffollamento. Il direttore generale dell'azienda ospedaliera Moscati, Renato Pizzuti, tenta perciò di mettere una toppa alla situazione di crisi assumendo d'urgenza tre medici.

I nuovi camici bianchi, che in queste ore hanno già preso servizio presso il reparto d'emergenza guidato da Antonino Maffei, vi saranno in forza per i prossimi sei mesi. Così, quantomeno, dispongono i loro contratti, ma solamente il tempo dirà se i tre professionisti riterranno opportuno rispettarne il termine. Infatti, come ha riportato Il Mattino proprio un mese fa, a fine luglio sono stati ben sei i dottori fuggiti dall'unità di Contrada Amoretta. Delle decisioni, quelle di lasciare i propri incarichi per recarsi altrove, per le quali è stata determinante la situazione di congestione perenne all'interno della struttura.

Una condizione che, a seguito delle durature e ripetute ondate di calore estive, si è pericolosamente acuita. Lo stato di cattiva salute del pronto soccorso avellinese, dunque, lede sia il diritto alla salute dei pazienti che quello al lavoro del personale.

Per tentare di colmare la voragine provocata dagli addii dei professionisti, la Direzione strategica aveva disposto la chiusura del reparto di Medicina d'Urgenza dal 31 luglio al 31 agosto, spostando così in Emergenza parte del personale medico e infermieristico.

Video

Una mossa che tuttavia non è bastata a mettere fine all'ingolfamento e a quello che molti, tra utenti e sindacati di categoria, definiscono un inferno. Durante la settimana scorsa, per esempio, al pronto soccorso del capoluogo irpino si è arrivati a un picco di quasi un'ottantina di persone prese in carico durante una sola giornata. Una cifra che fa riflettere se si considera che l'unità inizi ad andare in affanno già dopo la trentina. Sempre Il Mattino ha dato voce alla denuncia di un caso emblematico verificatosi, ancora una volta, nel reparto d'emergenza del Moscati: un malato oncologico ottantenne che è stato lasciato per tre giorni su di una barella. Una storia simile a quella di tanti altri utenti che, soprattutto negli ultimi mesi, sono costretti ad attendere per ore o addirittura per giorni prima di poter essere visitati o ricoverati e, per di più, l'attesa avviene in spazi che ne aggravano le condizioni psicologiche e, potenzialmente, fisiche.

Difatti, oltre al personale, è numericamente carente anche la superficie dell'area destinata alle prese in carico. Così i pazienti vengono sistemati a poca distanza l'uno dall'altro, nella totale promiscuità. Un'area boarding che Giovanni Russo e Demetrio Pisacreta, rispettivamente il segretario territoriale e il segretario aziendale del Fials (il sindacato dei professionisti sanitari) hanno definito «un vero e proprio lazzaretto».
Inoltre, secondo il NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche, tutto ciò si sarebbe potuto evitare o almeno limitare. Lo sottolineano Romina Iannuzzi, segretario territoriale, e l'aziendale Michele Rosapane. «Già a fine luglio - affermano - avevamo segnalato che fosse necessario implementare la disponibilità di posti letto, sia in pronto soccorso che nelle unità operative. Ciò, inspiegabilmente, non è ancora stato fatto».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA