«Noi, aggrediti e picchiati
dalla gang dei pakistani»

«Noi, aggrediti e picchiati dalla gang dei pakistani»
di Alessandra Montalbetti
Mercoledì 13 Marzo 2019, 10:29 - Ultimo agg. 14 Marzo, 06:20
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Messaggi e immagini fotografiche pronte ad essere consegnate per avallare la linea difensiva. Depositato anche un certificato medico, che ndica ferite giudicate guaribili in 15 giorni, dall'avvocato dell'indagato Gianpiero Aufiero che sostiene «di essere stato picchiato selvaggiamente dal pakistano» che ha denunciato la presunta richiesta estorsiva e il sequestro di persona.

Depositata anche la denuncia presentata dal presunto estorsore nei confronti del pakistano per le lesioni subite la sera del 16 settembre, sera in cui gli estracomunitari sostengono di essere stati privati della loro libertà personale per diverse ore sotto minaccia di una pistola. I sette componenti della banda di Monteforte Irpino - accusati a vario titolo di tentata estorsione, sequestro di persona, lesioni aggravate personale e porto d'armi abusive - forniscono un'altra versione dei fatti al Gip durante l'interrogatorio di garanzia. Sei su sette indagati (soltanto Francesco Coppola affiancato dall'avvocato Loredana De Risi si è avvalso della facoltà di non rispondere) hanno a lungo fornito elementi fondamentali al gip per chiarire la loro posizione, sostenendo di essere «loro le vittime del pestaggio dei pakistani». «Siamo andati lì, disarmati per avere un chiarimento, le armi sono state tirate fuori tutte dal loro circolo privato. Siamo stati costretti a scappare».

 

A respingere le accuse i gemelli Ivan e Alessio Di Somma, Saverio Valente, Ferdinando Bianco e Pino Barbarulo. Accuse respinte anche dal principale indiziato, Gianpiero Aufiero, difeso dall'avvocato Alberico Villani considerato dalla pubblica accusa il mandante della spedizione punitiva e l'autore del tentativo di estorsione compiuto in danno della coppia di pakistani, pretendendo il 20% dei loro guadagni. Ma ieri mattina davanti al Gip ha sostenuto di «non aver mai avanzato richieste estorsive, assurdo pensare di chiedere il pizzo a un piccolo circolo del paese. In questa storia sono io ad essere una vittima».
Nella sua ricostruzione dei fatti, dinanzi al gip Gilda Zarrella - che venerdì scorso ha firmato le sette misure cautelari degli arresti domiciliari, dopo che il procuratore aggiunto, Vincenzo D'Onofrio aveva chiesto l'applicazione della misura cautelare in carcere per tutti si è difeso sostenendo «di non aver di non aver mai chiesto soldi al pakistano». Stando all'impianto accusatorio e alle versioni fornite dalle presunte vittime, i sette avrebbero minacciato e malmenato, in tre diversi episodi, il pakistano e la sua compagna che da pochi giorni avevano aperto una vineria nel comune di Monteforte Irpino, dove vivono. I due sostengono di essere stati costretti a chiuderla in pochissimo tempo per le richieste estorsive e la paura di ulteriori ritorsioni. Intanto le indagini difensive effettuate dagli avvocati, Alberico Villani, Gerardo Santamaria, Costantino Sabatino, Michele Scibelli, Gaetano Aufiero e Quirino Iorio, fanno emergere altre circostanze e particolari.
«Il mio assistito ha urlato la sua innocenza e nei prossimi giorni verrà effettuata anche una perizia sui messaggi telefonici inviati dal mio assistito, che si proclama innocente e totalmente estraneo ai fatti, alla persona offesa ha precisato l'avvocato Gaetano Aufiero ed ancora depositerò delle foto scattate da un ragazzino dal balcone della sua abitazione ubicata difronte al circolo gestito dai pakistani e dalle quali si evince che i pakistani erano tutti armati di spranghe e mazze di legno». Il Gip del tribunale di Avellino, Gilda Zarrella si è riservato sulle richieste di revoche e di attenuazione delle misure avanzate da alcuni legali degli indagati. Intanto puntano tutto sull'istanza di riesame, avverso le misure cautelari degli arresti domiciliari alle quali sono sottoposti i loro assistiti. Riesame che con ogni probabilità verrà fissato la prossima settimana.
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