Strage del bus, si muove la Digos:
filmate le minacce al giudice

Strage del bus, si muove la Digos: filmate le minacce al giudice
di Gianni Colucci
Giovedì 17 Gennaio 2019, 11:00
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Una pratica a tutela del giudice Luigi Buono, lo chiedono i consiglieri togati del Csm dopo le minacce giuntegli in aula alla lettura della sentenza sul bus. Ma c'è anche un'informativa della Digos consegnata alla procura che documenta quanto è avvenuto venerdì scorso nell'aula del tribunale di Avellino dove si è celebrato il processo di primo grado contro i manager e i dirigenti di società Autostrade e due funzionari della Motorizzazione e il titolare dell'agenzia di viaggio che aveva affittato il bus poi precipitato.

C'erano due agenti della Digos che filmavano la protesta, materiale raccolto che è destinato ad un fascicolo di indagine con l'ipotesi di reato di minacce e ingiurie nei confronti di un magistrato in udienza. «Questa è l'Italia, pagano solo i più deboli, solo i vasi di coccio, i potenti non pagano mai e i morti di Genova, quelli del Ponte Morandi sono una dimostrazione che della povera gente nessuno ha cura», aveva gridato Giuseppe Bruno, che nell'incidente perse entrambi i genitori e presiede l'associazione che riunisce le famiglie delle vittime. Aveva anche provato a barricarsi in aula: da qui nessuno esce, Buono deve venire a parlare con noi», aveva detto. La Digos e i carabinieri avevano seguito da lontano le proteste e l'assalto dei cronisti ai familiari delle vittime. Intanto una signora in aula perdeva i sensi dopo aver urlato a squarciagola il suo dolore: al collo aveva le foto le foto delle figlie e del marito perduti nella strage.

E ieri è arrivata anche la richiesta del Csm.
 
Quegli insulti e le minacce rivolte da alcuni dei familiari delle vittime al giudice monocratico del tribunale di Avellino, diventano anche un caso politico. Buono insieme ai colleghi di Pescara per il caso Rigopiano, Lucca e Monza sono ritenuti vittime di una stesa strategia.

Basta attacchi ai magistrati che «appaiono lesivi dell'indipendente esercizio della giurisdizione», dicono i membri togati del Csm.

La maggioranza dei consiglieri togati del Csm (i gruppi di Area, Unicost e Autonomia e indipendenza) hanno dunque chiesto l'apertura di una pratica a tutela dei giudici a partire dall'ultima vicenda «gli insulti e le minacce» al giudice di Avellino che ha assolto l'amministratore delegato di Autostrade nel processo sulla strage del bus. Ma anche pensando agli attacchi che hanno investito i giudici per la vicenda di Rigopiano, quelli di Lucca che hanno assolto i contestatori di Matteo Salvini e di Monza che si sono occupati del caso dell'imprenditore Bramini.

Casi citati esplicitamente dalla consigliera di Area Alessandra Dal Moro, che ha annunciato durante il plenum l'iniziativa.

Ma a far salire la tensione appare proprio il caso-Avellino e il magistrato Luigi Buono che ha assolto l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci, nel processo sulla strage del bus con 40 morti avvenuta nel luglio del 2013. Nel mirino della maggioranza dei togati del Csm che hanno chiesto l'apertura di una pratica a tutela di questo magistrato e di altri suoi colleghi sottoposti a attacchi, ci sono anche le «reazioni successive» a quegli insulti. Il riferimento è alle dichiarazioni dei due vicepremier, che già l'Associazione nazionale magistrati aveva censurato.

Nelle ore successive alla sentenza di Avellino prima era stato il vice premier Di Maio e quindi il suo collega Salvini ad esprimersi con parole dai toni estremamente severi sulle decisioni del magistrato. «La sentenza assolve qualcuno che ha la responsabilità dei morti» aveva commentato in una diretta Facebook Matteo Salvini, mentre Luigi Di Maio, in un post aveva scritto: «il grido di dolore delle famiglie delle vittime per l'assoluzione di Castellucci, lo capisco e mi fa incazzare. Non so quanto tempo ci vorrà, ma toglieremo le concessioni ad Autostrade»

«Le dichiarazioni rese da importanti esponenti del Governo a seguito della sentenza pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale di Avellino ci lasciano sconcertati», diceva nelle ore successive la Giunta esecutiva centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati.

«Ancora una volta ribadiamo la necessità che tutti i protagonisti del dibattito pubblico, specie se ricoprono incarichi istituzionali, rispettino le decisioni e il lavoro della magistratura». Le pronunce possono certo essere «criticate ma la funzione giurisdizionale non può essere delegittimata, nè appare corretto e rispettoso delle prerogative della magistratura che si strumentalizzino vicende giudiziarie drammatiche». Tutto ciò «rischia di delegittimare la giurisdizione e, allo stesso tempo, di alimentare sentimenti di ostilità verso la magistratura».
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