Il procuratore Airoma vuole comprendere perchè solo dopo cinque anni dall'avvio dello screening sulle popolazioni delle Valli del Sabato e dell'Irno, siano arrivati i risultati.
Per tale motivo ha avviato riscontri presso l'Istituto superiore di Sanità a cui erano stati inviati per la validazione i risultati dei prelievi sui materiali biologici delle popolazioni interessate.
Era stato il direttore generale dell'istituto zooprofilattico Antonio Limone a ricostruire il percorso di quello studio svolto nel 2016.
Un fascicolo aperto in procura e un'interrogazione in Parlamento.
E la vicende è finita anche in un'interrogazione parlamentare presentata dal deputato Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana che chiede ai ministri della Salute e della Transizione ecologica se non ci siano le condizioni per avviare una seria verifica su quella che appare un'emergenza ambientale a tutti gli effetti. «Cadmio e mercurio in concentrazioni cinque volte maggiori nei clusters di popolazione residente nella valle del fiume Irno e del fiume Sabato», la sintesi dello studio. Il bio monitoraggio ambientale «SPES», riporta la presenza di mercurio superiore alla media nei comuni della Valle dell'Irno, diossine e metalli pesanti in quelli della Valle del Sabato. Inquinanti ritrovati dalle indagini biologiche sulle feci, le urine e il sangue dei 4200 volontari, su un campione iniziale di trentamila persone, arruolate in 175 comuni della Campania svolto appunto dall'Istituto Zooprofilattico e l'Istituto Superiore di Sanità. Un grande screening partito dalla Terra dei Fuochi e allargato alla provincia di Avellino.
Gli allarmanti risultati dello Studio Spes parlano di metalli pesanti e diossine presenti in grandi quantità nel sangue, nelle urine e nelle feci dei cittadini irpini. Nei giorni scorsi anche le associazioni ambientaliste e di cittadini hanno lanciato un allarme. Bisogna agire perché «ora non ci sono più dubbi, ora non ci sono più alibi. Il quadro restituito dallo studio Spes, avviato nel 2016 e reso pubblico da alcuni giorni dalla Regione Campania, non può che essere definito agghiacciante».
«Gli esiti - dice Fratoianni nella sua interrogazione - non lasciano alcun dubbio sul livello di pericolosità dell'eccessiva presenza di metalli pesanti e di elementi fortemente nocivi come l'antimonio, il titanio, il cadmio, il mercurio e la diossina, in proporzione addirittura superiore ai tassi della Terra dei fuochi». Fratoianni suggerisce anche un'ipotesi di lavoro: «In Irpinia le aree interessate sono state quelle della Valle del Sabato e della Valle dell'Irno, che, come sappiamo, da decenni sono fortemente esposte a processi di inquinamento dei corsi d'acqua, dei suoli e dell'aria soprattutto a seguito di storture storiche della pianificazione produttiva e di una degenerazione dell'attuazione del ciclo industriale».
Infine il parlamentare fa riferimento al ritardo con i quali sono stati forniti i dati: «cinque anni dalla esecuzione dei prelievi ematici».
Proprio il ritardo nell'elaborazione e la diffusione di quei dati ha potuto nuocere come lo stesso inquinamento: chi si era sottoposto ai test non ha mai saputo i risultati fino ad oggi ed eventuali cause di quella situazione non sono state rimosse. La procura al lavoro proprio su questa ipotesi tutta da verificare: l'indagine di altissimo livello è stata tenuta nascosta o ne sono stati sottovalutati i risultati?