Terra dei fuochi nella Valle dell'Irno,
la Procura di Avellino apre un fascicolo

Terra dei fuochi nella Valle dell'Irno, la Procura di Avellino apre un fascicolo
di Gianni Colucci
Martedì 15 Giugno 2021, 12:04
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Il procuratore Airoma vuole comprendere perchè solo dopo cinque anni dall'avvio dello screening sulle popolazioni delle Valli del Sabato e dell'Irno, siano arrivati i risultati.

Per tale motivo ha avviato riscontri presso l'Istituto superiore di Sanità a cui erano stati inviati per la validazione i risultati dei prelievi sui materiali biologici delle popolazioni interessate. 

Era stato il direttore generale dell'istituto zooprofilattico Antonio Limone a ricostruire il percorso di quello studio svolto nel 2016.

Un fascicolo aperto in procura e un'interrogazione in Parlamento.

L'inquinamento della Valle del Sabato diventa una questione nazionale. Il procuratore della Repubblica Domenico Airoma al lavoro su un fronte a lui congeniale: si è occupato per anni dell'inquinamento della terra dei fuochi, si trova oggi al confronto di dati drammatici da mettere in relazione con le condizioni complessive del territorio irpino.

E la vicende è finita anche in un'interrogazione parlamentare presentata dal deputato Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana che chiede ai ministri della Salute e della Transizione ecologica se non ci siano le condizioni per avviare una seria verifica su quella che appare un'emergenza ambientale a tutti gli effetti. «Cadmio e mercurio in concentrazioni cinque volte maggiori nei clusters di popolazione residente nella valle del fiume Irno e del fiume Sabato», la sintesi dello studio. Il bio monitoraggio ambientale «SPES», riporta la presenza di mercurio superiore alla media nei comuni della Valle dell'Irno, diossine e metalli pesanti in quelli della Valle del Sabato. Inquinanti ritrovati dalle indagini biologiche sulle feci, le urine e il sangue dei 4200 volontari, su un campione iniziale di trentamila persone, arruolate in 175 comuni della Campania svolto appunto dall'Istituto Zooprofilattico e l'Istituto Superiore di Sanità. Un grande screening partito dalla Terra dei Fuochi e allargato alla provincia di Avellino. 

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Gli allarmanti risultati dello Studio Spes parlano di metalli pesanti e diossine presenti in grandi quantità nel sangue, nelle urine e nelle feci dei cittadini irpini. Nei giorni scorsi anche le associazioni ambientaliste e di cittadini hanno lanciato un allarme. Bisogna agire perché «ora non ci sono più dubbi, ora non ci sono più alibi. Il quadro restituito dallo studio Spes, avviato nel 2016 e reso pubblico da alcuni giorni dalla Regione Campania, non può che essere definito agghiacciante».

«Gli esiti - dice Fratoianni nella sua interrogazione - non lasciano alcun dubbio sul livello di pericolosità dell'eccessiva presenza di metalli pesanti e di elementi fortemente nocivi come l'antimonio, il titanio, il cadmio, il mercurio e la diossina, in proporzione addirittura superiore ai tassi della Terra dei fuochi». Fratoianni suggerisce anche un'ipotesi di lavoro: «In Irpinia le aree interessate sono state quelle della Valle del Sabato e della Valle dell'Irno, che, come sappiamo, da decenni sono fortemente esposte a processi di inquinamento dei corsi d'acqua, dei suoli e dell'aria soprattutto a seguito di storture storiche della pianificazione produttiva e di una degenerazione dell'attuazione del ciclo industriale».

Infine il parlamentare fa riferimento al ritardo con i quali sono stati forniti i dati: «cinque anni dalla esecuzione dei prelievi ematici».

Proprio il ritardo nell'elaborazione e la diffusione di quei dati ha potuto nuocere come lo stesso inquinamento: chi si era sottoposto ai test non ha mai saputo i risultati fino ad oggi ed eventuali cause di quella situazione non sono state rimosse. La procura al lavoro proprio su questa ipotesi tutta da verificare: l'indagine di altissimo livello è stata tenuta nascosta o ne sono stati sottovalutati i risultati?

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