Uranio killer, i familiari di Simone
militare morto a 23 anni: «Noi traditi»

Uranio killer, i familiari di Simone militare morto a 23 anni: «Noi traditi»
di Alfonso Parziale
Domenica 9 Giugno 2019, 11:07 - Ultimo agg. 11:39
2 Minuti di Lettura
I parenti delle vittime da uranio impoverito sul piede di guerra. Mafalda Casillo, sorella di Simone, il militare atripaldese morto nel giugno del 2006 a soli 23 anni e a cui è intitolato il Centro Sportivo Polifunzionale di via Salvi, unitamente a più di settemila familiari di soldati morti o malati e all'associazione «Vittime Uranio Impoverito» incalzano il Ministro della Difesa.

«Ci aspettavamo tanto, ma sono arrivate altre umiliazioni. All'indomani delle dichiarazioni in Senato del Ministro Elisabetta Trenta, un suo consulente dichiara: Bastava aprire l'armadietto dei farmaci per curare i militari contaminati in missione. La Commissione d'inchiesta Scanu ha fallito».
 
Secondo il consulente la cura per i nostri militari, era custodita in un cassetto che non abbiamo aperto lasciandoli morire. Dichiarazioni gravi da cui appare chiara l'intenzione di non considerare la relazione conclusiva della IV Commissione parlamentare d'inchiesta e la proposta di legge, firmata anche dal vicepremier Di Maio, nella scorsa legislatura».

La lettera aperta prosegue: «Noi siamo stati protagonisti della Commissione Scanu, esposto le nostre storie, i nostri drammi e proposto soluzioni basate sulle esperienze vissute. Consideriamo la relazione della Commissione e la sua proposta di legge la base su cui costruire la tutela dei militari e delle loro famiglie oggi lasciata ad una valutazione domestica quanto mai dubbia e senz'altro soggettiva. Ad oggi nulla è cambiato, nessuna prevenzione tra il personale impiegato in e fuori area. Pretendiamo dal Ministro della Difesa, una presa di posizione seria ed ufficiale. Ribadiamo, che nessuna vittima dell'uranio e nessun familiare dei militari deceduti, sono stati invitati ed hanno partecipato alla Parata del 2 giugno scorso. Chiediamo al Premier Conte e ai vice Di Maio e Salvini di chiarire, con l'intervento del Ministro della Salute Grillo, quali protocolli vengano suggeriti ai militari malati di cancro, il motivo per cui queste cure sono a pagamento e il perché vengano sponsorizzati con post in cui è presente il Ministro della Difesa, nonché la posizione del Ministro della Salute in merito alla morte del paziente zero. È stato il decesso del paziente zero a farci valutare una eventuale azione al fine di verificare la reale esistenza di questo protocollo che per noi familiari di malati potrebbe essere la salvezza o solo un'ultima infamante offesa ricevuta da chi ha il dovere di tutelarci». Mafalda sta portando avanti da tempo la propria battaglia: «In tutti questi anni siamo stati lasciati soli e ci siamo dovuti scontrare con un muro di gomma».

Una battaglia sostenuta dall'Osservatorio Militare, con il responsabile Domenico Leggiero, che si è interessato al caso atripaldese e l'avvocato Angelo Fiore Tartaglia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA