Antonella, dopo la brutta esperienza vissuta nella notte di San Silvestro del 2019, nella tensostruttura allestita in piazza a Sant'Agata de' Goti e dopo il percorso di sofferenza che ha dovuto affrontare in seguito alla scheggia dell'ordigno che le ha attraversato lo sterno, com'è cambiata la sua vita? «Quella che sto vivendo oggi è un'altra vita. Una vita da quaranta giorni allietata dalla nascita di Fatima. Certo, la fase di ricostruzione è stata lunghissima, faticosa e piena di difficoltà ma siamo usciti dal tunnel».
Ha avuto una bimba?
«Io e Franco siamo diventati genitori e abbiamo interpretato la nascita di nostra figlia come un dono della Madonna di Fatima.
Che cosa è accaduto?
«A marzo ho scoperto di essere in dolce attesa e ad aprile il Covid è entrato nelle nostre vite. Io e Franco ci siamo ammalati per cui, siamo stati in ansia per la mia salute e per quella del nascituro ma, fortunatamente, il decorso della malattia è stato quasi asintomatico, con qualche mal di testa incoercibile e martellante. Poi, l'allarme è rientrato e tutto è andato per il verso giusto. Il virus non mi ha provocato l'aborto come avevo temuto, nonostante non fossimo ancora vaccinati. Quaranta giorni fa è nata Fatima nel reparto di Ostetricia dell'ospedale Rummo».
Antonella, oggi come sta? La ferita provocata dal botto di quel terribile Capodanno ha avuto conseguenze sulla sua salute?
«Dal punto di vista fisico, ho recuperato quasi completamente e sto allattando mia figlia al seno senza problemi. Certo, i vuoti dietro la testa, provocati dal decubito, sono sempre lì ma, nel complesso, tutto procede bene. Sotto il profilo psicologico sono ancora in terapia perché non ho superato l'incubo vissuto quella notte. Sicuramente, la nascita di mia figlia mi ha aiutato molto a guarire le ferite dell'anima. Ho impedito a Franco anche l'acquisto delle stelle filanti per festeggiare l'arrivo della bambina perché qualsiasi tipo di botto mi crea disagio. Ho paura».
È riuscita a superare quanto è accaduto e ad andare oltre?
«In questi due anni, mi sono riappropriata della mia vita, del mio lavoro di estetista, compatibilmente con gli stop e i disagi creati dalla pandemia e dalla gravidanza che, all'inizio, mi ha dato qualche problema, ma non ho superato l'idea di essere stata a un passo dalla morte. Ancora oggi, voglio con tutte le mie forze e con l'intensità del giorno in cui mi sono risvegliata dal coma, che sia fatta giustizia e combatterò fino alla fine per ottenerla. A gennaio ci sarà la prima udienza per la persona (un carabiniere, ndr) che fatto esplodere l'ordigno quella notte e io sono in trepida attesa».
Cosa vuole dire a chi continua a sparare i botti per festeggiare il Capodanno?
«Al di là di quello che è accaduto a me, credo sia un'abitudine pericolosa, molto dannosa anche per gli animali che si spaventano in un modo incredibile. Noi adesso viviamo in campagna e mi rendo conto delle reazioni abnormi degli animali domestici e di quelli da cortile che impazziscono in presenza di rumori così improvvisi e molesti. Per questo, invito tutti a rinunciare a questa usanza così inutile che può provocare gravi danni a chi maneggia i botti ma anche a chi, come me, si è trovato per puro caso, nel posto sbagliato al momento sbagliato».