Inchiesta sul video pedoporno,
don Nicola spera nel Riesame

Inchiesta sul video pedoporno, don Nicola spera nel Riesame
di Enrico Marra
Sabato 13 Novembre 2021, 08:44 - Ultimo agg. 23 Novembre, 23:26
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Giovedì prossimo il tribunale del Riesame di Benevento deciderà sul dissequestro del denaro che era stato rinvenuto dagli agenti della polizia postale nella casa del sacerdote don Nicola De Blasio a Santa Clementina, nel corso di una perquisizione ordinata dalla Procura di Torino che ha portato al sequestro di materiale pedopornografico e al suo arresto ai domiciliari. Nel frattempo l'arcivescovo Felice Accrocca continua la procedura per ricostruire l'accaduto come previsto dal diritto canonico: «Una volta che avremo completato in sede di Curia la procedura, stabilendo il ruolo avuto dal sacerdote, invieremo gli atti al Vaticano che deciderà sulla posizione del sacerdote. Attualmente don Nicola, anche se costretto ai domiciliari, può celebrare mesa nell'ambito della sua casa». Coloro che stanno esaminando la posizione di don Nicola sono l'arcivescovo, il suo il vicario don Francesco Iampietro e il cancelliere Giampiero Pisaniello.



Oltre al materiale pedopornografico che era stato rinvenuto in un Pc in dotazione al sacerdote e che hanno fatto scattare gli arresti domiciliari, gli agenti avevano infatti scovato anche 170mila euro che don Nicola aveva in un comodino della camera da letto. Denaro che il sacerdote ha sostenuto essere offerte dei fedeli date per i restauri alla chiesa di San Modesto di cui è parroco, e il residuo di una eredita avuta alla morte dei genitori.
I legali, che assistono il sacerdote, Massimiliano Cornacchione e Alessandro Cefalo, nel loro ricorso hanno ribadito che non c'è alcun nesso tra il denaro e il materiale pedopornografico rinvenuto nel pc e che, pertanto, deve essere restituito al sacerdote. Il ricorso per il dissequestro del denaro si aggiunge al ricorso al tribunale del Riesame di Napoli che gli avvocati attendono di poter discutere sul provvedimento degli arresti domiciliari che, scattato nell'immediatezza dell'evento del ritrovamento del materiale pedopornografico dal sostituto procuratore Marilia Capitanio, è stato poi confermato dal gip Gelsomina Palmieri, dopo aver interrogato il sacerdote.

Intanto, il blitz della Procura di Torino delle ultime ore ha registrato due arresti e 26 indagati nell'ambito dell' operazione denominata «Meet up». Si tratta di un tecnico informatico residente a Torino di 37 anni e un diciottenne pugliese che - all'epoca dei fatti che gli vengono contestati - era minore e aveva creato un canale a pagamento, con una tariffa di otto euro per accedervi. Gli sviluppi dell'indagine torinese non hanno, al momento, modificato la posizione processuale di don Nicola De Blasio che, finora, risponde solo di detenzione di materiale pedopornografico: alcune centinaia di file di immagini e una novantina di filmati video con scene di sesso esplicito tra adulti e bambini. Materiale che il sacerdote ha sostenuto essere parte di un dossier che stava raccogliendo nel periodo 2015/16 per documentare il fenomeno della pedopornografia nella Chiesa. Ieri, né al sacerdote né ai suoi legali sono stati notificati provvedimenti con provenienza Procura di Torino. Per garantire il funzionamento della parrocchia di San Modesto, in questi giorni, è impegnato il vicario Iampietro, mentre la Caritas continua a erogare l'assistenza ai bisognosi, tra cui la mensa, sotto i coordinamento di don Sergio Rossetti e don Giuseppe Mottola.
 

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