Rifiuti, l'impatto del Covid-19:
umido in crescita, giù la carta

Rifiuti, l'impatto del Covid-19: umido in crescita, giù la carta
di ​Paolo Bocchino
Mercoledì 12 Agosto 2020, 11:39
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La differenziata corre veloce e si lascia definitivamente alle spalle il lockdown. Tirando fuori i numeri dai sacchetti si scopre un quadro persino più roseo delle ragionevoli aspettative. Il primo semestre si chiude infatti con percentuali record di raccolta per frazioni e si manifesta il deciso incremento dei volumi che testimonia se non altro la ripresa delle attività socio-economiche cittadine. A giugno l'Asia ha certificato la produzione complessiva di 2.163 tonnellate, ovvero il dato più alto dall'inizio dell'anno se si eccettua gennaio che tradizionalmente fa segnare quantitativi mai eguagliati nel resto dell'anno. Maggiore produzione che però non si traduce in più rifiuti mandati in discarica. Artefice del prodigio è la differenziata che ormai ha valicato stabilmente l'asticella virtuosa del 65 per cento e viaggia su medie di eccellenza in tutto il Sud Italia. «A giugno abbiamo conseguito il 66,38 per cento di raccolta differenziata - dice l'amministratore unico dell'azienda di igiene urbana Donato Madaro - Questo dato conferma il trend in deciso aumento che si è determinato fin dall'inizio dell'anno attestandosi sempre a cavallo del 65 per cento. Il raffronto con il primo semestre del 2019 evidenzia una crescita cospicua pari al 5 per cento medio. Andamento che possiamo dunque considerare stabilizzato e che ci avvicina ulteriormente all'obiettivo davvero ottimale del 66 per cento». 

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L'ANDAMENTO
Standard che è frutto di un incremento «spalmato» pressoché uniformemente tra le varie frazioni di materiale. A partire dal vetro che proprio nel 2020 è stato protagonista di una rivoluzione epocale abbandonando le campane stradali per completare il pacchetto del porta a porta. Gli imballaggi in vetro hanno toccato a giugno la soglia delle 200 tonnellate mensili, dato secondo solo alle 212 di gennaio ma decisamente superiore alle 145 di maggio e alle 136 di aprile. Un riscontro che sembra chiaramente legato ai tanti bar e ristoranti che, sia pur a fatica, hanno rialzato le serrande. Dall'inizio dell'anno sono state avviate a riciclo 999 tonnellate di imballaggi in vetro, 100 in più delle 900 consegnate nel primo semestre dello scorso anno alla filiera di settore. Un balzo in avanti che sigilla il riuscito start up della nuova modalità di prelievo domiciliare varato dall'Asia che ha peraltro messo fine alla piaga dell'abbandono di sacchetti di varia matrice ai piedi delle campane. A ulteriore testimonianza c'è il riscontro dei quantitativi degli scarti da mense e cucine, a loro volta cresciuti nel 2020 malgrado la soppressione di un turno di prelievo per far posto proprio al vetro. Con 576 tonnellate buttate in un mese il cosiddetto «umido» continua a essere la frazione più consistente rappresentando quasi un terzo della produzione totale. E il dato di giugno sembra denotare anche la ripresa di attività conviviali tra le quattro mura. Neanche durante il lockdown, con le famiglie costrette giocoforza in casa a più stretto contatto con il frigorifero, si erano registrati volumi di frazione organica tanto corposi. Un responso che si evince anche dai conferimenti di olii e grassi commestibili, schizzati a 820 tonnellate a giugno e dunque ben oltre il precedente massimo di 400 tonnellate registrato a gennaio.

Un motivo in più per dare seguito alle progettualità in cantiere sul riciclo di una frazione di materiale tra le più inquinanti in assoluto per mari e corsi d'acqua. Poche le voci in negativo. Tra queste spicca il quantitativo prodotto di carta e cartone che a giugno si è fermato a 152 tonnellate. Erano state 166 nel giugno di un anno fa e questo prova l'effetto rallentamento dovuto alla pandemia sia sul comparto scuola che su attività ad elevato consumo di cellulosa come gli uffici che tuttora agiscono in smart working. Molto interessante è il dettaglio dei rifiuti tessili che forse meglio di tutti fotografano l'impatto del Covid sulle abitudini quotidiane. Dalle 17 tonnellate di abbigliamenti dismessi a gennaio si era piombati rapidamente alle 4 di marzo e alle 6 di aprile, sintomi palesi della «depressione» sociale da coronavirus. La progressiva riapertura delle attività è coincisa non a caso con il rinnovo di molti armadi: 35 tonnellate di materiali tessili sono stati raccolti a maggio, 27 a giugno.
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