Benevento, saldi e zona gialla
ma i negozianti: «Incassi al minimo»

Benevento, saldi e zona gialla ma i negozianti: «Incassi al minimo»
di Paolo Bocchino
Lunedì 18 Gennaio 2021, 09:14
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Se finora erano le limitazioni ai movimenti la spiegazione delle difficoltà, la settimana appena trascorsa ha fatto cadere anche questo alibi. Se il commercio va male, anzi malissimo, la ragione più profonda è da ricercare al di fuori dei Dpcm e delle ordinanze. Ovvero: non sono le restrizioni normative di per sé a far crollare le vendite ma un clima più ampio di sfiducia e incertezza che produce incassi «neri» anche in zona gialla. E anche al termine di una intera settimana di saldi che in altri momenti avrebbe fatto quadrare molti conti aziendali: «E purtroppo così non è quest'anno - testimonia il leader di Confesercenti, Gianluca Alviggi -. I saldi in un contesto del genere passano senza lasciare tracce significative. I confronti con gli anni precedenti sono improponibili e impietosi: siamo a non più del 20 per cento, stima finanche generosa. Sono numeri pandemici, del resto. La prima settimana di saldi invernali costituisce da sempre un momento nevralgico per la stagione commerciale, specie per le attività del comparto moda e tempo libero. Quest'anno invece è scivolata via come una settimana normale, con più gente in strada ma senza alcuna impennata delle transazioni. Mi sembra evidente che la causa principale di tale stato di cose è da ricercare nello stato d'animo delle persone, assolutamente comprensibile: meglio non rischiare niente in questa fase e rimandare tutto, anche il semplice acquisto di un capo nuovo, a tempi migliori. Servirebbero stabilità e misure efficaci. Al contrario, ci regalano una crisi di governo e sostegni insufficienti».


LO SCENARIO
E guardando all'orizzonte, Alviggi non vede schiarite a breve termine: «Credo che per tornare a respirare si dovrà attendere la prossima estate. Prima purtroppo sarebbe illusorio sperare in soluzioni miracolistiche che soltanto la stabilizzazione del quadro epidemiologico potrà garantire. Chiaramente ciò significa porsi un interrogativo: come faremo ad arrivare sani e salvi fin lì?». Effetto zona gialla che non si è percepito nemmeno tra gli ambulanti beneventani. Anche il secondo mercato dell'anno a Santa Colomba, sabato, si è chiuso con un bilancio a dir poco insoddisfacente: «Non è venuto praticamente nessuno - riferisce con amarezza Pompeo Marinazzo, referente provinciale della Anva Confesercenti - Pochissime le presenze anche quest'ultimo sabato, come si era già verificato una settimana fa.

Ma a differenza della volta precedente, in questo caso il meteo era favorevole e dunque non possiamo attribuire la debacle a fattori esterni. Siamo in perdita almeno del 70 per cento. Evidentemente la crisi è profonda ed è insita nello stato d'animo dei potenziali acquirenti. Le persone hanno paura, subiscono la psicosi indotta da alcuni messaggi sbagliati che purtroppo sono stati veicolati anche dal mondo delle istituzioni, spesso superficiale nell'individuare i mercati quali luoghi principali del contagio. Siamo certi che non è così, e comunque non più di altri luoghi regolarmente autorizzati ad operare».


In fibrillazione com'è noto c'è anche il mondo della ristorazione, a sua volta assai penalizzato dalle disposizioni anti contagio. Da ieri è entrato in vigore il nuovo assetto introdotto dal Dpcm 14 gennaio, secondo il quale dopo le 18 i bar non potranno più effettuare vendite da asporto ma la sola consegna a domicilio di cibi e bevande. Un colpo inferto soprattutto al mondo della movida che, come documentato ieri, stava faticosamente provando a ripartire. E nel variegato panorama del commercio cittadino si segnala la voce della grande distribuzione, anch'essa non esente da difficoltà: «In settimana le cose vanno abbastanza bene, ma nel weekend c'è un crollo nettissimo - spiega Luigi Micco, responsabile del punto Conad dell'ipermercato Buonvento - La chiusura imposta ai negozi della galleria commerciale fa calare il volume d'utenza e di conseguenza gli incassi anche del reparto alimentare nell'ordine del 50 per cento il sabato, e del 70 per cento la domenica. Purtroppo è una condizione ormai acclarata che si è puntualmente riproposta anche in quest'ultima settimana». Quali le ricette auspicabili? «Sarebbe opportuno - afferma Micco - poter contare su disposizioni più uniformi e di maggiore durata, che diano certezze alle persone e consentano alle attività di stilare programmi operativi che non siano quelli last minute cui sono costrette oggi».

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