Ucraina, il viaggio della madre di Benevento:
«Fino a Ternopil per i funerali di mio figlio»

Ucraina, il viaggio della madre di Benevento: «Fino a Ternopil per i funerali di mio figlio»
di Antonio Martone
Venerdì 1 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 2 Aprile, 07:59
4 Minuti di Lettura

«Mamma non ti preoccupare. Sto bene, procede tutto senza problemi. Ieri ti ho mandato anche la mia foto con la divisa per rassicurarti. Mi sta bene vero? Stai tranquilla, tornerò sano e salvo a casa». Sono state queste le ultime parole di Vesyl nella telefonata alla madre fatta lunedì 28 febbraio, come ricorda la memoria del cellulare, alle 14.31. A raccontare il dramma della guerra in Ucraina, con la voce rotta dal pianto, è Natalya Konet, la mamma di Vesyl, soldato ucraino che avrebbe compiuto 19 anni il 15 marzo se non fosse morto durante la battaglia con i russi a Kharkiv. Lui e la madre non potevano immaginare che un atroce destino, il giorno dopo, gli aveva riservato la morte. 

Natalya da 18 anni vive a Benevento. La donna, che lavora come addetta alle pulizie presso un centro commerciale, in città è diventata il simbolo della sofferenza, dell'atrocità di una guerra assurda. «Ringrazio tutti - dice - la gente del Sannio è buona, generosa. Penso anche a quante mamme, mogli, fidanzate, fratelli, sorelle e figli stanno piangendo i loro cari, questa guerra deve finire». Vesyl prima di diventare maggiorenne giocava a calcio, era un discreto attaccante, ma non guadagnava nulla e così il 13 aprile 2021 decise di arruolarsi perché nutriva un grande amore per la patria. Fu assegnato alla caserma di Kharkiv. «Dal giorno dopo la telefonata - riprende Natalya -, in pratica dall'1 marzo, quando è morto, non avevamo avuto sue notizie.

Ci avevano detto che era disperso. Anche se preoccupata mi illudevo di risentirlo presto. Restavo attaccata al telefono anche di notte, poi la sera di venerdì 4 mentre mi trovavo a palazzo Paolo V, insieme ad altri ucraini, per formare un comitato di aiuti, ho ricevuto la telefonata di mia sorella per dirmi che Vesyl era morto». 

Video

La donna, che il sindaco Mastella ha voluto incontrare per farle sentire la vicinanza e la solidarietà della città, ha subito deciso di partire per l'ultimo saluto al figlio, ma c'erano problemi a reperire un mezzo e i soldi. «Gli amici ucraini titolari di una salumeria in via Paga, diversi connazionali e alcuni italiani che ringrazio perché tuttora mi sono vicini, fecero una colletta e mi procurarono il denaro e un posto su un pullmino che trasportava aiuti umanitari. Il viaggio è stato rischioso, ma non ho avuto paura dei bombardamenti. Ho visto, però, case distrutte e scene di paura e disperazione della gente». Martedì 8, dopo un giorno di viaggio, l'arrivo a Ternopil, nell'Ucraina occidentale. Sei giorni dopo i funerali. «Mi hanno consentito - racconta - di poter vedere il mio Vesyl per l'ultima volta. Era bellissimo, sembrava un angelo, anche se aveva ferite dappertutto. Mi sembrava strano vederlo in quella bara. Mi sono sentita impazzire. Poi il suo comandante ha voluto parlarmi in privato. Mi ha detto che ero la madre di un eroe e mi ha raccontato che Vesyl era coraggioso, sempre pronto a schierarsi in prima linea. Durante la sua ultima battaglia dovevano fronteggiare un attacco dei russi, molti di più, e nello scontro erano già morti una cinquantina di militari del suo battaglione. Erano rimasti in sei e così il comandante aveva dato l'ordine di battere in ritirata. Lui era voluto rimanere perché al suo fianco c'era un ragazzo appena ucciso. Non voleva lasciarlo solo ed ha continuato a sparare. La notte non tornò alla base, la mattina dopo fu ritrovato moribondo. Aveva perso tanto sangue e non c'era più niente da fare». Natalya, all'indomani del funerale, è rientrata a Benevento, sempre con un pullmino. Tutti i giorni prega per il suo Vesyl. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA