Guernica a Francoforte

Lunedì 14 Ottobre 2013, 18:30 - Ultimo agg. 19 Marzo, 09:19
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Gian Arturo Ferrari va a Francoforte, scopre il declino culturale ed editoriale italiano e lo racconta al "Corriere della Sera", uno legge e se non sa che cosa ha fatto e chi è Ferrari, dice: Ma tu guarda come siam messi male, ormai cadiamo ovunque. Tutto un crepuscolo, che brutto paese. Se uno, invece, sa chi è Ferrari, si dice: Ma tu guarda proprio come i nazisti che chiedevano a Picasso chi l'ha fatto Guernica? Eh sì, perché i libri come le merendine li ha fatti lui e quelli come lui, e se il declino dell'industria culturale italiana a Francoforte mostra tutte le sue macerie come dopo un bombardamento, la cultura italiana ha ancora molte zone di resistenza, purtroppo ignorate, mai valorizzate e tenute in disparte. E Ferrari - quando scrive quelle cose - sembra Verdone in quello sketch con la pistola e il porto d'armi, solo che non ridiamo e lui non si accorge del ridicolo. Veniamo da una politica editoriale meschina che non rischia nulla mai, che ha sposato i numeri e mai la qualità, prendiamo il genere di cui tutti parlano: il giallo, e chiedetevi perché siamo passati da Sciascia a Faletti. Chiedetevi perché la critica vera ha spazi esigui sui giornali. Chiedetevi perché in che modo e con quale logica si promuovono i libri in tv e con che linguaggio. Chiedetevi perché la poesia è sparita come solo la boxe, è forse sparita dalla realtà? In questi anni l'imperativo è stato: Non bisogna disturbare, ora ci disturba il panorama. E, Ferrari, prima di scoprire come Siddahrta il male uscendo dal palazzo, doveva premettere: Io e quelli come me questo macello lo abbiamo favorito, accompagnato, assistito, usato. I lamenti, ora, non portano a niente, sono rendite di posizione, basterebbe smetterla di andare avanti a colpi di Paolo Giordano e Avallone, e cominciare a scavare, non lontano c'è un mucchio di gente che sa scrivere e scrive libri veri, non di plastica, commissionati dallo stupore e non dai contratti decennali, e che hanno una lingua e un mondo. Magari richiedono un po' di impegno ma è questa la differenza con gli altri paesi, l' sono ancora disposti a uno sforzo: è la rincorsa prima del salto, l'allenamento prima dell'incontro, se non coltivi il fiato non reggerai la corsa, quest'anno come gli altri anni l'Italia non arriva in fondo, solo che anche a corte s'è saputo, per questo il re ne ha scritto. 
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