Il capro-lavoro

Venerdì 14 Febbraio 2014, 15:11
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Mea culpa”(Mondadori), scrive Fabrizio Corona dal carcere, e, volontà o meno, regala al suo personaggio anche un libro di memorie. Non credo sia cosciente della sua importanza e non lo sono nemmeno gli scrittori italiani, perché Corona ha rappresentato l’evoluzione cool di monsieur Malaussène, è stato il Fantozzi che non sopperiva, è riuscito a farsi pagare in quanto uomo-personaggio da odiare, più lo odiavano più salivano le sue quotazioni, fino a imprigionarsi. È il capro espiatorio della civiltà dello spettacolo, e non avendo gli strumenti per auto elaborarsi e nemmeno per evolversi, chiede scusa. Concede una lunga didascalia alla sua vita per immagini che aveva incluso tutti quelli con un minimo di notorietà. Prova ad aggiungere dettagli dove non serve, spiega la realtà con un linguaggio non suo. Il fatto che nessuno abbia cannibalizzato la sua storia spiega lo stagno italiano che si smarrirà dietro la ricerca della verità, perdendosi il più grande personaggio della narrativa italiana partorito dalla realtà (dello spettacolo). 
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