Tredici lune

Tredici lune
Lunedì 22 Marzo 2021, 20:53
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Passeggiando per Londra, Maurice Halbwachs, ne “La memoria collettiva”, ogni volta cambia la sua percezione della città, perché si accompagna ad amici con differenti interessi: architetti, commercianti, storici. «Je m’y promenais donc avec Dickens». Alessandro Gazoia in “Tredici lune” (nottetempo), stando fermo a casa per la pandemia, crea un io – poco distante da sé, editor – e, dialogando con una donna (Elsa) e vari amici e scrittori, riesce a variare il racconto intimo delle sue passeggiate da fermo. Ha Agamben sul comodino, Fassbinder in prospettiva, ma guarda il brutto documentario di Kapadia su Maradona, mentre edita, legge, ama, programma, intruglia, straparla, fa da cuscinetto editoriale, e aspetta il dopo raccontando l’Italia di oggi, anche se in un minimalismo borghese di stampo moraviano. È una operazione apparentemente semplice, con il quotidiano intellettuale, che crea una empatia col lettore tra manie e desideri, pensieri e aspettative. Gazoia prova a inchiodare un momento, tutto interiore, cervellotico e ossessivo, che è fuori dal tempo e dentro gli spazi interni. E cerca una “memoria collettiva” parlando con Mann, Hobbes, Wittgenstein.

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