David di Donatello 2024, la notte di Garrone e Cortellesi

Sette premi per «Io capitano», sei statuette per «C’è ancora domani»

Garrone con Mattarella
Garrone con Mattarella
di Titta Fiore
Sabato 4 Maggio 2024, 00:19 - Ultimo agg. 19:57
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Sette David di Donatello a «Io capitano» di Matteo Garrone, sei a «C’è ancora domani» di Paola Cortellesi, cinque a «Rapito» di Marco Bellocchio. E il premio Mangini per il documentario a Mario Martone con il bellissimo «Laggiù qualcuno mi ama» dedicato a Troisi. Finisce così, con un serrato testa a testa, la 69esima edizione degli Oscar italiani, assegnati ieri sera in diretta su Raiuno dal mitico Studio 5 di Cinecittà, il preferito di Fellini. Con diciannove candidature, cinque milioni di spettatori e trentasette milioni di incasso, più di «Barbie», Paola Cortellesi era la protagonista annunciata della serata. Ha portato a casa anche i David Giovani e dello Spettatore, assieme a quelli per l’attrice protagonista, per l’esordio nella regia (glielo ha consegnato Paolo Sorrentino), per l’attrice non protagonista Emanuela Fanelli, per la sceneggiatura, con Giulia Calenda e Furio Andreotti. 

Applaudito e venduto in tutto il mondo, «C’è ancora domani» ha toccato il cuore degli spettatori per il modo in cui ha saputo affrontare il tema della violenza di genere e dei diritti delle donne nell’Italia del dopoguerra. «La mia gioia è stata vedere accolta questa bizzarra storia in romanesco e in bianco e nero, con le percosse e i balletti, da un pubblico festante ovunque» ha detto con emozione l’attrice-regista. «Un pubblico, tra l’altro, fatto al 45 per cento di uomini.

Una cosa che fa pensare». 

«Io capitano» è il miglior film e Matteo Garrone, che con questa toccante «odissea contemporanea» ha riportato l’Italia a un passo dall’Oscar, il miglior regista. Con lui sul palco i giovani attori Seydou Sarr e Moustapha Fall («i nostri premi sono dedicati a tutti coloro che sono morti nel deserto») e il mediatore Mamadou che con la sua vita ha ispirato il film. Attori: Michele Riondino protagonista e Elio Germano non protagonista si impongono con «Palazzina Laf», un film di solido impianto civile sull’Ilva di Taranto e sulle drammatiche dinamiche nel mondo del lavoro che vede premiato anche Diodato per la migliore canzone. La sceneggiatura non originale è appannaggio di Bellocchio e Susanna Nicchiarelli per «Rapito», che vince anche per scenografia e costumi, trucco e parrucco. I Subsonica la spuntano tra i compositori con «Adagio». Al suo quinto David, Martone ha ricordato emozionato l’amico Troisi: «Caro Massimo, stasera c’era l’arcobaleno, quaggiù qualcuno ti ama». Purtroppo a mani vuote «Comandante» di Edoardo De Angelis, che aveva dieci candidature.

Nello show condotto da Carlo Conti e Alessia Marcuzzi le coreografie di Luca Tommassini e le canzoni di Malika Ayane e Giorgia, Mahmood e Irama. Sul tappeto rosso le incursioni non sempre riuscite di Fabrizio Biggio, orfano di Fiorello, anche co-conduttore a distanza nei nuovi studi 14 e 18 di Cinecittà, all’avanguardia per la tecnologia. In platea, tra gli ospiti della serata, i premi Oscar Justine Triet e Sorrentino, le attrici Eleonora Giorgi, Elena Sofia Ricci e Isabella Rossellini, gli attori Nicolas Maupas, Josh O’Connor e Federico Ielapi. 

«Abbiamo bisogno del cinema, della sua sensibilità, della sua arte, delle sue visioni plurali» ha detto il presidente Mattarella nel tradizionale incontro al Quirinale con i candidati ai premi, ieri mattina, sottolineando la rinnovata vitalità del cinema italiano, l’importanza dell’industria audiovisiva che genera sviluppo e coesione e l’attenzione che va rivolta ai giovani artisti, alla libertà di espressione («da assicurare anche a chi non condivide i nostri gusti»), alle sale per la loro funzione sociale e alle opportunità di sviluppo che possono essere veicolate dal Pnrr. «Io sono qui ad assicuravi, come ministro della Cultura di questo governo, che farò la mia parte fino in fondo» gli ha fatto eco il ministro Sangiuliano: «Continuate ad emozionarci, a commuoverci, continuate a far conoscere l’Italia con le sue bellezze, la sua storia, i suoi drammi e anche le sue storture e la sua mentalità. Il germe dell’arte che praticate è altamente contagioso e nessuno di noi desidera vaccinarsi per evitarlo». 

 

La cerimonia al Colle, trasmessa in diretta su Raiuno e condotta con garbata ironia da Teresa Mannino, è stata aperta dalla presidente e direttrice artistica dei David, Piera Detassis, e dai premi alla carriera per Milena Vukotic e il compositore tre volte Oscar Giorgio Moroder. «Questa 69esima edizione è stata segnata da un cinema femminile, un cinema di memoria e valori civili» ha detto Detassis, visti i premi già assegnati a Cortellesi, Triet e, per il miglior corto, a Margherita Giusti. «Si potrebbe dire: tre donne premiate, un bel segnale» è intervenuto il Capo dello Stato tra gli applausi, «ma non lo farò, mi apparirebbe improprio e riduttivo, perché quanto avviene va considerato nella normalità».

Una commossa standing ovation ha accolto infine Vincenzo Mollica, storico inviato Rai, premiato con il David speciale per una vita spesa nella passione per il cinema, la musica, la letteratura e i fumetti. Tutti in piedi per lui, al Quirinale e anche a Cinecittà, come per un affettuoso ritorno in famiglia. È stata, come sempre, una serata di festa con grandi maestri, talenti emergenti e i tanti professionisti che rendono vitale l’industria della settima arte. E la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni ha annunciato il bis di Cinema Revolution, la campagna estiva per portare la gente al cinema a prezzo ridotto. 

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