Bagnoli, bugie e veleni

Giovedì 4 Settembre 2014, 12:39
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A Bagnoli le bugie hanno le gambe lunghe, capaci di scavalcare un ventennio con l’abilità e la sfacciataggine di un burattino senza fili. Non a caso hanno immortalato Pinocchio (e i due carabinieri) con uno vivido murales proprio nella piazzetta dove via Bagnoli sfocia in via Coroglio. Dietro il disegno colorato si intravede l’altoforno superstite della fabbrica dismessa nel quartiere dimesso, dimesso dalla modernità e precipitato in una postmodernità senza futuro, almeno per ora. Si aspetta un commissario. Ma non illudetevi, non sarà Maigret e nemmeno Montalbano, anche se tutti se lo augurano. Perché c’è tanto da indagare.  L’ultima denuncia, documentata dagli ambientalisti, punta i riflettori sul lido comunale, la fu «Marina di Bagnoli», dove nel tempo e con la risacca s’è formato uno stagno d’acqua fetida, sotto il naso ammorbato dei bagnanti. Pochi metri quadri, subito dopo gli scogli, nella spiaggia coperta dagli edifici dell’istituto nautico e l’alberghiero. C’è una doppia transenna, la più piccola tirata su da anni e la seconda, più ampia, realizzata a luglio. In questi giorni, a prendere il sole, sono in pochi. Qualche telo sulle pedane di legno, nessun lettino, ombrelloni zero. È settembre e chi vuole fare il bagno approfitta dello stabilimento accanto.  Ieri pomeriggio stavano mettendo dei nastri rossi e bianchi attorno alle pedane vandalizzate. Ci sono ampi buchi sui gradini. I custodi spiegano che di notte vengono a sfasciare tutto e usano la legna per i falò. «Se ne accorgono adesso» spiega un giovane. «È tutto scassato da anni. Ora, in fretta e furia, hanno tagliato pure l’erba. Era diventata alta un metro». Le solite porte di ferro dopo il furto. I bagni pubblici sono imbrattati dalle consuete scritte stupide e talvolta oscene. L’epicentro del degrado è la pozzanghera salata. È circondata da bottiglie di birra e altra monnezza sfusa, cubi di polistirolo consumati dalla salsedine. Non ci faresti nemmeno caso, tanta è l’abitudine, ma sono venuti fuori i teloni messi cinque anni per coprire la sabbia inquinata dagli idrocarburi dell’era Ilva. Sopra i teloni, allora, fu steso un bello strato di sabbia pulita, rossiccia, che andarono a prendere in Puglia. Ora è tutto squarciato, arravogliato, sbattuto dalle piccole onde. Sembra ossidato e, persino all’occhio inesperto, malato. Da qui l’allarme. Anche se c’è chi minimizza e parla di fenomeni sulfurei della terra flegrea. Ma tutti sapevano, come i ragazzi che frequentano il lido e conoscono i segreti della sabbia. Ti portano a vedere dove i teloni emergono come spettri, mostrando le ferite di un paradiso trasformato in un inferno.  Ferite mai cicatrizzate come le macerie di Città della Scienza. E, più avanti, il Parco dello Sport: trenta ettari di strutture pronte da anni e lasciate a marcire tra i rovi per un intreccio perverso di bonifica fantasma, di assegnazioni mancate, di sequestri di suoli con la mazzata finale del fallimento di Bagnolifutura, un nome un’illusione. Di fronte, tornando verso il mare, lasciandosi dietro i cumuli di rifiuti ingombranti, che più togli e più crescono (gli sporcaccioni sono sempre più veloci e spietati degli spazzini), di via Cattolica e poi di via Campegna, di fronte c’è il Lido Pola. In cima sventola una bandiera del Napoli, dentro stanno lavorando i ragazzi che l’hanno occupato, attorno le auto parcheggiate di chi va a bagnarsi nelle acque sotto la falesia di tufo del Virgiliano, incurante del divieto per la caduta dei massi. Non perdete tempo a far sfogare i baristi, i pochi commercianti, i residenti assediati. Lasciate perdere, sono stufi pure loro di ripetere un ritornello logorato da chiacchiere e distintivi, per tacere dei fallimenti con spreco di denaro pubblico. La colmata ha riempito una parte del litorale e si discute da anni sui modi per neutralizzarla. Intanto fermi tutti. Ma le promesse hanno colmato il vaso della pazienza. Ci si sfoga e ci si consola facendo jogging lungo il pontile, puntando al largo, dove il mare è mare e puoi ignorare il male che incombe alle tue spalle.
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