Bassolino reloaded

Domenica 4 Ottobre 2015, 10:36
4 Minuti di Lettura
Da due mesi la possibile candidatura di Antonio Bassolino alle Comunali ha oscurato qualsiasi altro argomento politico napoletano. Gli tiene testa solo la polemica distruttiva sullo stadio San Paolo che vede contrapposti il sindaco Luigi de Magistris e il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. 

Una prima riflessione sull'eventuale ridiscesa in campo dell'ex-sindaco riguarda il coma irreversibile in cui versa il Partito Democratico in Campania e soprattutto a Napoli, dove alle ultime Regionali è stato superato dal Movimento 5 Stelle. In cinque anni i sedicenti uomini nuovi del Pd non sono riusciti a creare una leadership non dico credibile, ma almeno visibile. I sette nani di Biancaneve al confronto sono dei Ciclopi. E ora il Pd vive nell'incubo del ritorno di Bassolino e prova a ripetere la ridicola tarantella del rinvio delle primarie, come è accaduto proprio con le Regionali, pur di non subire un candidato forte e ingombrante come è stato Vincenzo De Luca che ha vinto con e senza il suo partito, più senza che con.

Ora, si è materializzato lo spettro che i democrat più temevano. Bassolino si è dimostrato vivo e vegeto e in questi cinque anni si è disintossicato dalla stagione dei veleni e s'è liberato dalla zavorra dei processi dai quali è stato assolto sempre con formula piena. Restano i suoi errori politici (gravi per un politico e inevitabili in quasi un ventennio di potere incontrastato) che lui stesso non nasconde e ai quali promette di porre rimedio. 

Bassolino è sempre stato un combattente e negli ultimi anni, con la sua passione per l'alpinismo, s'è trasformato pure in un scalatore. La montagna che deve affrontare è impervia e sarà costellata dal lancio delle immagini dei sacchetti di monnezza che hanno segnato la fine della sua lunga stagione tra Palazzo San Giacomo e Palazzo Santa Lucia. Glieli rinfacceranno per tutta la campagna elettorale. Ma, da volpe qual è, l'ex-sindaco avrà già in tasca l'antidoto. Non è così sprovveduto da pensare di scendere in campo senza avere in mano tutte le carte necessarie da giocare in una partita che per lui sarà il sigillo di una lunga storia politica, molto più che un Bassolino reloaded.

La partita della candidatura, che in cuor suo Bassolino ha già deciso e per la quale si è già organizzato, si giocherà a Roma, in questi giorni o comunque in tempi che lui si augura rapidi. E' nella Capitale che si prenderanno decisioni per le Amministrative della prossima primavera. E' una consultazione decisiva e per Matteo Renzi può trasformarsi in un'ordalia, come furono le Regionali del 2000 per Massimo D'Alema. Renzi non deve perdere Milano e deve riconquistare Napoli. Però, per il Rottamatore pacificato è difficile far digerire un "nonno" come Bassolino. Ha bisogno di trovare un escamotage che trasformi l'usato sicuro in un'auto di nuova generazione. E in questo Bassolino da tempo si è messo avanti con i lavori e va proponendo di sé un'immagine rigenerata, anche per lui pacificata,  mantenendo sempre in mano un asso: quello dell'uomo delle Istituzioni, del professionista della politica capace di dialogare con il popolo, gli accademici, gli imprenditori. Sa che deve presentarsi come il sindaco dei napoletani e non di un partito.

Tutto questo deve passare attraverso le forche caudine delle primarie che per Bassolino sono la via maestra per la candidatura. Non a caso insiste da mesi affinché il Pd fissi una data che non sia troppo lontana. L'ex-sindaco si candiderà alle Primarie e affronterà chiunque il Pd gli metterà contro. E per lui le primarie potrebbero trasformarsi in una passeggiata perché catalizzerebbe persino il voto di un centrodestra che ama gli uomini della Provvidenza e si fida più della sua esperienza che di de Magistris o di un pentastellato o persino di un suo candidato che ancora non c'è, perché per quanto s'è capito Gianni Lettieri correrà per conto suo in cerca di una rivincita personale.

C'è un'unica possibilità che possa bloccare il ritorno di Bassolino. L'ex-sindaco desisterà solo se il Pd tirerà fuori dal cappello un candidato forte, ma davvero forte. Ma dov'é? Si fa il nome di Raffaele Cantone. Lo si faceva anche cinque anni fa quando l'ex-pm non rivestiva ancora l'importante carica di presidente dell'Autorità Anticorruzione. E Cantone rispose come il melvilliano Bartleby lo scrivano: preferisco di no. Perché dovrebbe cambiare idea proprio adesso che ha un ruolo imponente? Infatti, continua e continuerà a dire coerentemente di no.

Il Pd non sembra avere finora altre porte alle quali bussare. Per scongiurare il redde rationem di Bassolino toccherà scegliere un candidato condiviso che blocchi le primarie. Ma sarà inevitabilmente una figura minore, al massimo un simil-Morcone, l'integerrimo prefetto mandato allo sbaraglio nel 2011. In questo caso che farà Bassolino? Questa la situazione lo vedrà molto combattuto. Dovrà candidarsi sfidando apertamente il proprio partito. Sarebbe una lacerazione feroce per la sua storia personale, per la sua formazione politica e per la sua coscienza. Ma, statene sicuri, anche in questo caso non si tirerà indietro. Correrà lacerato e buono. 

Poi bisognerà vincere. E questa è una scalata molto più impervia anche per chi ha costruito la sua politica "passo dopo passo".
© RIPRODUZIONE RISERVATA