Secondigliano e la strage "americana"

Domenica 17 Maggio 2015, 20:18
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 Da ieri l’Italia assomiglia un po’ di più agli Stati Uniti. Peccato che si è ulteriormente avvicinata alla parte sbagliata di quel sistema. E che vi si è avvicinata la sua parte più debole. Ci è successo di tutto, ma raramente era capitata una strage – quattro persone morte, sei ferite – così lunga da escludere il raptus improvviso e di cui è stato autore una persona normale, senza movente e con un arsenale nascosto sotto il letto. È, proprio, la normalità del mostro che più fa spavento nel racconto delle stragi che periodicamente insanguinano le università, le multisala e i centri commerciali americani fino ad esserne diventati uno degli aspetti distintivi più sinistri. Unita alla polemica senza sbocco sulla questione – intoccabile in America – sull’assenza o leggerezza delle regole che dovrebbero limitare l’acquisto di armi e armi militari. Non ci erano mancate stragi familiari, ma mai in Italia si era vista una strage così drammaticamente americana come quella di Venerdì scorso e l’aggravante è che a fare un ulteriore passo verso la barbarie è Secondigliano. Pochi luoghi sono così degradati come la periferia di Napoli. Ma è un degrado completamente diverso e, anzi, un autore di fumetti splatter avrebbe ritenuto più probabile un episodio di questo genere nella periferia anonima di una grande città del nord e non già in luoghi dove le persone sono troppo impegnate per la propria sopravvivenza per perdersi in atti di follia prolungata. È all’America sbagliata quella che da ieri l’Italia e Napoli assomiglia un po’ di più. Quella della follia lucida di chi prende a fucilate chi neppure conosce. Ma anche l’America che reagisce alla violenza con la violenza e la voglia di linciaggio. L’America che condanna a morte l’autore della strage della maratona di Boston, augurandosi che il dolore dei familiari delle vittime sia alleviata da una morte in più. Purtroppo, la sensazione che abbiamo alle volte è che a propagarsi attraverso la televisione non sono i modelli positivi. Non è, nel caso degli Stati Uniti, quella capacità formidabile di creare futuro. Di provocare con le tecnologie cambiamenti grandi quanto lo fu l’invenzione della stampa. Di fabbricare con la fabbrica del cinema e della musica sogni che hanno ispirato generazioni. Di indicare per tutta l’umanità la sfida dello spazio. A vincere è, invece, uno dei lati oscuri di quel grande Paese. Ad avere molta più capacità di contagio ed imitazione sembra essere la devianza e non il sogno. Ed è triste registrare che tocchi a Napoli, una città –cultura come poche, a fare per prima un passo avanti in una direzione tragicamente sbagliata.
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