Maria Pirro
Prontosoccorso

«Madri, mogli e amanti
nel nome di Narciso»

«Madri, mogli e amanti nel nome di Narciso»
Maria Pirrodi Maria Pirro
Lunedì 13 Giugno 2022, 11:07 - Ultimo agg. 16 Giugno, 11:28
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Il tormento dell'amore. La paura di sentirsi rifiutati. Il rapporto madre-figlio che rischia di annientare le altre relazioni. In questa conversazione Saranctis Thanopulos, presidente della Società psicoanalitica italiana che ha riunito 500 specialisti a Castel dell'Ovo, e la regista Cristina Comencini, tra i relatori del congresso, si confrontano sul tema «Oltre Narciso e le solitudini: quale sogno per il futuro?». Ma, al di là dei tecnicismi, come si riconosce un narcisista?
Thanopulos: «Bisogna innanzitutto distinguere tra un narcisismo benigno, che consiste nell'amor proprio, e un narcisismo maligno causato da una ferita, dal sentirsi rifiutato. Perché è difficile farsi amare e amare, se non amiamo innanzitutto noi stessi».
Comencini: «Il problema è la mancanza di equilibrio tra queste due forze, che porta all'incapacità di vedere l'altro e concepire che esiste al di fuori di se stessi. Tutto questo è limitante nel rapporto di coppia, ma nel rapporto con il bambino è ancora più drammatico».
Thanopulos: «Il rapporto madre-figlio è all'origine del narcisismo stesso. Considerare il bimbo come estensione della propria vita, dal punto di vista delle emozioni e della proiezione del futuro, è però abbastanza naturale. L'amore che la madre rivolge a se stessa, e nello stesso momento al bimbo, è protezione: rappresenta una forma di condivisione».
Nel bene e nel male, le madri condizionano lo sviluppo della personalità dei figli.
Comencini:
«Può accadere che la mamma si rispecchi nel bambino, veda la bellezza e il genio che ha creato lei, e in qualche modo pieghi a se stessa il figlio».
Thanopulos: «C'è un momento in cui le madri devono rinunciare a sentirsi tutt'uno con il bambino, e non trattenerlo».
Altrimenti questo straordinario rapporto diventa un limite, spinge a non costruirne altri.
Thanopulos: «L'affermazione di autonomia può portare il figlio a una paura catastrofica della perdita del legame con la madre».
Comencini: «Diventa una catena nelle reazioni, che è difficile tagliare. Da donna e da madre, ho lottato contro questo sentimento».
Ma il narcisismo resta un fenomeno soprattutto maschile?
Comencini: «Gli uomini lo sono molto: mi capita di vederne molti uomini che hanno difficoltà a concepire la donna amata come qualcosa che non riguardi se stessi».
Thanopulos: «Di certo, l'uomo ha più difficoltà ad amare, non capisce affatto cosa vuole una donna. È votato all'idea di avere un riconoscimento in superficie e catturarla sul piano della fascinazione. La tratta come una madre che deve vedere in lui un bambino meraviglioso. E, per questo, non riesce nemmeno a capire la potenzialità della donna e non è in grado di prendere da lei qualcosa che lo appaghi veramente».
Comencini: «Io ho avuto relazioni lunghe, anche matrimoni, con uomini completamente diversi ma con un punto in comune. Difatti dicevo loro: Vivete in una bolla. Vie di uscita?».
Thanopulos: «Un antidoto al narcisismo dell'uomo è curiosamente il legame che ha con gli amici: l'amore per la conversazione, stare insieme e scambiare idee, che è diverso dalla persuasione, ma qualcosa di femminile che si apprende dalla madre e aiuta poi ad ascoltare la donna. Sono più pericolosi quegli uomini che non hanno l'abitudine di andare al caffè o a teatro, e chiacchierare»,
Anche l'attaccamento al lavoro può diventare una forma di narcisismo patologico.
Comencini:
«Non credo, se il lavoro è fatto di relazioni. Per me, è un modo di stare insieme e chiacchierare come forse nessuno fa nemmeno a casa con il proprio partner. Riconosco, però, che gli attori sono nel contempo molto narcisisti».
Thanopulos: «Invece, lo psicanalista non può esserlo. Ma, in generale, il lavoro non lo è mai quando porta a mettersi sempre in gioco. Anche scrivere vuol dire avere un rapporto con il mondo».
Comencini: «Sono stata a lungo in analisi e ho pensato che il lavoro nello psicanalilsta assomiglia enormemente a quello dello scrittore, perché compaiono continuamente personaggi diversi».
Thanopulos: Al contrario, iI lavori molto performanti sono molto pericolosi, e questo ha a che fare con la società sempre più accelerata, che ci ha portato a perdere il nostro tempo libero e così a distrarci da noi essi».
Comencini: «Non si ha tempo neanche per vedersi, e c'è una forma di narcisismo da potere, nel volere fare sempre più cose.. Non bastasse, la tecnologia porta a un individualismo sempre più forte: il telefonino è come uno specchietto».
Dietro il fenomeno dei selfie, c'è la ricerca di un riconoscimento di sé stessi?
Thanopulos:
«In realtà il dispositivo non mette in comunicazione ma chiude nella sua logica, senza restituire nulla del proprio mondo interno».
La solitudine è il vero male del nostro tempo. In conclusione, come si può instaurare una relazione vera? Una relazione d'amore?
Thanopulos:
«Anche nell'amore ci sono due forze diverse: una masochistica che porta a perdersi nell'altro, l'altra egoistica e possessiva. Entrambe sono potenti ma anche dolorose, perché l'amore è qualcosa di contraddittorio: i contrasti, gli opposti, sono molto importanti, e un modo autentico di amare implica un coinvolgimento profondo dei sensi. Non si può amare senza sentirsi preso fino in fondo, se non si può fare a meno dell'altro. Tutto questo sconvolge, travolge e trasforma, altrimenti non si ama. Per capirlo, bisogna affidarsi alle proprie intime emozioni: si avverte, ci si sente vivi».
Comencini: «È così. Amore è anche quando dura nel tempo e si comincia ad avere una vita insieme, e tante altre forze entrano in gioco, oltre quelle del desiderio. L'amore si sente non sempre, ma puntualmente, quando l'altro manca oppure può andarsene: vuol dire anche lasciarlo andare, pur se è molto difficile».
Thanopulos: «In questo caso l'altro non se ne va senza portarsi via anche il sentimento che gli è stato rivolto, ma si conserva la capacità di amore».

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