Il rettore Caritas: «Alimenti e bollette,
chi prima donava oggi deve chiedere»

Il rettore Caritas: «Alimenti e bollette, chi prima donava oggi deve chiedere»
di Franco Tontoli
Giovedì 25 Marzo 2021, 09:49 - Ultimo agg. 09:50
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A mezz'ora dalla prima messa, sono le 9, e ci sono persone alla porta di don Antonello Giannotti, parroco della chiesa del Buon Pastore, una comunità di 7300 «anime» si dice per le parrocchie ma sono persone, ciascuna con necessità di vita che per molti si sono manifestate per la prima volta in quest'epoca di crisi da pandemia e per tanti si sono aggravate.

Sul tavolo dell'ufficio parrocchiale don Antonello che è anche direttore della Caritas diocesana, la crisi la tocca con mano, sono bollette di servizi che continuano a portargli i vecchi e i nuovi indigenti, richieste per i pacchi alimentari che per fortuna sono sufficienti, richieste di danaro per far fronte a documentate necessità. «Le nostre chiese sono desertificate dalle norme di distanziamento dice il parroco , disponiamo di un ampio sagrato con panchine, un piccolo anfiteatro ma la primavera non ci sta dando una mano. I fedeli presenti diminuiscono di numero, diminuiscono le offerte e la nostra cassa di soccorso parrocchiale ne soffre. Per fortuna non mancano quanti definisco gli azionisti della carità, chi soccorre la Caritas con offerte in generi alimentari e denaro. Ma non è più come prima della pandemia».

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Il sacerdote continua: «È impressionante il numero crescente dei nuovi poveri, artigiani, piccoli commercianti, dipendenti di esercizi pubblici costretti alla chiusura e rimasti senza lavoro. Raccolgo l'amarezza di chi prima era tra quelli che offrivano ciò che potevano e oggi sono costretti a chiedere di accedere ai proventi delle offerte, nei loro occhi leggo disperazione e sfiducia e anche la loro salute soffre». Il parroco della chiesa più frequentata della città ha selezionato le sue fasce di bisogno. «Non si dimentichi che alla mia parrocchia affluiscono gli abitanti dei rioni popolari della città, il ceto economico è intuibile. Quindi ho quelli di fascia bianca che accedono alla distribuzione di pacchi alimentari due volte al mese. Poi quelli di fascia gialla che oltre al pacco vengono aiutati anche nel pagamento di qualche bolletta di servizi. In fascia rossa, infine, le famiglie per le quali provvediamo a pagare tutte le bollette oltre all'aiuto alimentare. Le tre fasce sono comprese in un migliaio circa dei 7300 parrocchiani e di questi mille il 15 per cento inseriti nel codice rosso». C'è guerra fra poveri, si sgomita? «Non c'è povertà senza difetto dice don Antonello ma ci sforziamo di soccorrere tutti, diamo a seconda del bisogno di ciascuno, una famiglia con cinque figli ha bisogno di un pacco alimentare certamente diverso dalla normalità».

Un esemplare sostegno va anche a giovani studenti universitari, ragazzi valorosi di famiglie non abbienti. «Per dieci dice il sacerdote paghiamo le tasse universitarie in toto, nei loro studi vengono seguiti da un nostro collaboratore parrocchiale, un generale dell'esercito in pensione, sorveglia i libretti e risultato degli esami e nessuno delude, un giovane si è da poco laureato. Formare i giovani, per questo proposito stiamo per attivare laboratori per i giovani per il recupero di vecchi mestieri, oggi c'è bisogno di artigiani». Le settimane di Quaresima in preparazione della Pasqua sono state caratterizzate in parrocchia da riflessioni su temi che sono consigli di vita: non fare briciole, si può vivere anche di briciole, ricordare la povertà, dare pane e non briciole. Intuibili i concetti dell'evitare sprechi, di ricordarsi di chi ha bisogno e di non lesinare, potendo, nel dare un aiuto.
 

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