«Non ha senso vietare la vendita da asporto per i bar dopo le ore 18». È unanime la condanna dei commercianti casertani rispetto all’ipotesi al vaglio in queste ore dal governo nazionale che vorrebbe imporre, con il prossimo Dpcm, il divieto di vendita da asporto per i bar dalle ore 18. Fino a nuove disposizioni, a Caserta, poiché in zona gialla, è consentita l’apertura dei bar e delle attività di ristorazione fino alle ore 18, con la possibilità di vendita da asporto fino alle ore 22 e senza limiti di orario per la vendita con consegna a domicilio.
«È un provvedimento che di fatto non ha motivo di esistere – ha commentato Rosario Rondinone, titolare del Bar Boys di piazza Cattaneo a Caserta –.
Ieri, comunque, è stato il primo vero giorno di apertura dei locali dopo oltre due mesi di chiusura. Fino ad oggi, infatti, c’erano stati solo dei timidi tentativi di riapertura delle attività di somministrazione. La zona gialla, invece, ha consentito sostanzialmente di nuovo la possibilità di sedersi al tavolino del bar e consumare bevande e alimenti, seppur solo fino alle ore 18. «È stato bello rivedere i nostri clienti dopo tanto tempo – ha commentato Rossella Izzo, titolare del Gran Caffè Margherita di piazza Dante –. Noi abbiamo aperto per la prima volta solo ieri perché abbiamo voluto attendere la sicurezza della riapertura delle attività. Abbiamo assaggiato un po’ di normalità che ci era tanto mancata. Con i nostri dipendenti avevamo già concordato la chiusura dell’attività alle ore 18 per una serie di valutazioni interne. Mi rendo conto, però, che una decisione del genere presa dal Governo sia una scelta dura che penalizza nuovamente una categoria già fortemente provata».
Sul piede di guerra, invece, Giacomo Serao, titolare del bar Serao di corso Trieste: «È assurdo chiederci di continuare a rispettare queste restrizioni – ha tuonato –. Ad oggi, nonostante la chiusura delle nostre attività, la situazione a livello di contagi è ancora allarmante. Non possiamo continuare con queste incertezze. Vogliamo lavorare in sicurezza per garantire ai nostri dipendenti un futuro. Davvero non si può continuare così, senza sapere il giorno dopo cosa ci aspetta. E lo dico io che ho un locale che non lavora con l’asporto e che, anzi, chiude alle ore 18. Continua a mancare la programmazione dei provvedimenti e si continua a emanarne fuori da ogni logica. Vietare la vendita di asporto non ha proprio senso perché c’è chi anche con quella sola entrata riesce a mettere il piatto a tavola».