Poliziotti liberi a Natale. Questa la decisione del giudice Pasquale D’Angelo che due giorni fa ha firmato l'ordine di «obbligo di dimora nel comune di residenza» (e la fine degli arresti domiciliari, che sarebbero scaduti il 28 dicembre) per i 19 agenti di polizia, commissari e funzionari, accusati di aver picchiato o guidato la spedizione punitiva nei confronti dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020, il «lunedì nero» di tutta la storia della detenzione italiana.
Dopo l’ordinanza di luglio scorso nei confronti dei vertici della polizia penitenziaria in Campania, per alcuni di loro sono terminati gli arresti domiciliari.
Fallita la mossa della Procura di Santa Maria di chiedere la proroga della misura cautelare, circostanza invece attiva per Antonio Fullone, ex provveditore alle carceri della Campania. In pratica, i magistrati della Procura - per rendere forte la loro richiesta di prorogare la misura - avevano spiegato al giudice che a settembre due detenuti sarebbero stati avvicinati da un agente della penitenziaria, ancora in servizio nella casa circondariale Uccella di Santa Maria, che avrebbe chiesto loro di non accusarlo dei pestaggi.
La motivazione non ha retto. E così, hanno avuto la meglio gli avvocati difensori degli indagati, da Carlo De Stavola a Vittorio Giaquinto a Giuseppe Stellato. In realtà, con l’approssimarsi della scadenza dei termini per gli arresti - fissata per il 28 dicembre - il giudice ha sostituito la misura con l’obbligo di dimora. Ora, a processo iniziato, tutti potranno difendersi. L’inchiesta sulle violenze in carcere era stata coordinata dal pm Alessandro Milita e ricostruisce l’escalation delle rivolte dei detenuti fino al pestaggio. È il 5 aprile del 2020 e tra i reclusi della struttura si diffonde la notizia di un caso di Covid-19 in carcere. Alcuni di loro, chiusi nel reparto Nilo, iniziano a percuotere oggetti contro le celle, altri si rifiutano di far ritorno nei loro «alloggi», altri ancora spingono i letti verso le porte di accesso al reparto. Il giorno dopo arrivano sul posto circa 300 agenti. Tra essi, un’unità speciale formata da poliziotti pronti a intervenire nel caso si riaccendesse la protesta. Il corpo speciale si chiama Gruppo di Intervento Rapido. Da qui, il pestaggio ripreso dalle telecamere e, dopo la denuncia di alcuni detenuti, gli arresti di luglio scorso.