Carcere di Santa Maria Capua Vetere,
si cambia: ecco il nuovo padiglione

Carcere di Santa Maria Capua Vetere, si cambia: ecco il nuovo padiglione
di Mary Liguori
Mercoledì 14 Luglio 2021, 23:30 - Ultimo agg. 15 Luglio, 18:30
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I padiglioni del carcere portano i nomi dei fiumi ma, ironia della sorte, all’Uccella non c’è acqua e solo di recente è stato annunciato l’intervento di collegamento dell’impianto idrico dell’istituto alla rete comunale. Col caldo, nelle celle di Santa Maria Capua Vetere, si fa fatica anche a respirare. Da anni lo ripetono i detenuti, alcuni dei quali sono stati anche risarciti per il trattamento inumano dovuto alle carenze idriche e agli spazi ridotti, ma se a confermare che nei padiglioni del «Francesco Uccella» «manca l’aria» è il ministro della giustizia, l’effetto è innegabilmente diverso.

Parole forti quelle di Marta Cartabia che ieri, dopo l’incontro con i detenuti e una delegazione della polizia penitenziaria all’interno del carcere, ha annunciato - durante un incontro con la stampa - gli interventi previsti per il mondo carcerario. I progetti legati all’edilizia riguardano da vicino proprio il carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Uno degli otto nuovi padiglioni sarà infatti realizzato in un’area verde, finora inutilizzata, degli spazi circostanti l’istituto di pena dove, attualmente, le presenze superano di un centinaio il numero massimo: su una capienza di 809 posti, sono 905 i reclusi ospitati.

Ma quello delle camere non è il solo problema che la Riforma andrà ad affrontare. «Non solo camere - ha infatti chiarito il guardasigilli - ma anche spazi per il lavoro e per lo studio nell’ottica costituzionale della pena come occasione di riscatto e non di punizione». 

Ogni parola del ministro assume significati profondi dal momento che sono ancora vivide le immagini del 6 aprile del 2020 quando le telecamere a circuito chiuso del reparto Nilo ripresero i pestaggi e le umiliazioni subite dai detenuti per mano della polizia penitenziaria. Quattro ore durante le quali ogni diritto umano e la dignità stessa delle persone recluse furono calpestati da chi, dentro il carcere, avrebbe dovuto rappresentare lo Stato. La presenza del primo ministro Draghi e del guardasigilli Cartabia ieri hanno significato il ritorno dello Stato a Santa Maria Capua Vetere. Per i detenuti, ma anche per la polizia penitenziaria.

 

Oltre che la realizzazione del nuovo padiglione del carcere, l’Uccella sarà interessato anche da opere di potenziamento dell’impianto termico e idrico. Gli altri padiglioni saranno costruiti a Rovigo, Vigevano, Viterbo, Civitavecchia, Perugia, Ferrara e Reggio Calabria. Un finanziamento è già stato fatto per nuovi impianti di video sorveglianza «capillare». Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono stati elencati gli interventi prioritari per il mondo carcerario il cui fil rouge è la necessità di un ammodernamento organizzativo e materiale delle centonovanta case circondariali italiane. Paradossalmente i gravi fatti di Santa Maria Capua Vetere, l’inchiesta e, ieri, la visita del premier Draghi e del ministro Cartabia hanno accelerato un processo di riforma che il Paese attendeva da decenni. Oltre il rinnovo delle strutture materiali, previsti interventi normativi, assunzioni e alta formazione del personale. Sono queste le quattro tematiche principali della Riforma penitenziaria del governo Draghi. 

Non solo celle, dunque, ma anche spazi destinati alle attività che mirano al recupero dei reclusi e al loro reinserimento in società una volta scontata la pena. «L’ampliamento - ha infatti specificato il ministro Cartabia - riguarda tanto i posti disponibili –, ovvero le camere, quanto gli spazi trattamentali: questo è un aspetto su cui abbiamo corretto precedenti progetti. Nuove carceri, nuovi spazi, non può significare solo posti letto. La costruzione del nuovo padiglione va di pari passo con gli urgenti interventi di manutenzione di questa struttura. Vivere in un ambiente degradato di sicuro non aiuta l’impegnativo percorso di risocializzazione e rende ancor più gravoso il lavoro di chi ogni mattina supera questo cancello per svolgere il suo lavoro». Gli nuovi otto padiglioni che il Dap andrò a realizzare negli istituti di pena già esistenti avranno celle per un massimo di 80 detenuti ma soprattutto adeguati spazi per il lavoro e per il tempo libero. La struttura del padiglione sarà simile a una casa, perché l’obiettivo è rieducare il detenuto alla vita normale. I padiglioni dunque s’ispirano a diverse carceri europee, ma ve ne è un esempio concreto anche in Italia. A Bollate, nel Milanese, c’è infatti un istituto dove i detenuti lavorano e studiano tutto il giorno e rientrano in cella solo per le otto ore della notte. I nuovi padiglioni saranno inoltre sostenibili ecologicamente, cablati e digitalizzati. La cablatura è prevista allo scopo di poter consentire ai reclusi di partecipare a corsi di formazione lavorativa o d’istruzione a distanza, ma anche per la telemedicina e per la videosorveglianza. 

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Per il triennio 2021-2023, «abbiamo già previsto circa 381 milioni per le ristrutturazioni e l’ampliamento degli spazi - ha detto il guardasigilli. - Si tratta di fondi ordinari, a cui contiamo di aggiungerne altri che risultano iscritti nello stato di previsione del ministero delle infrastrutture». D’altronde, è chiaro che la situazione edilizia dei penitenziari rasenta in molti casi il trattamento inumano (come confermano le condanne dell’Ue): esistono ancora carceri con bagni «alla turca», senza sistemi di riscaldamento e di raffreddamento degli ambienti, con sale colloqui in pessime condizioni. Il lavoro della Commissione Zevi, il cui scopo è proporre soluzioni in materia di edilizia penitenziaria, è quasi terminato e a breve presenterà il proprio dossier. 

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