C'era una specie di «call center» volante, i cellulari dei pusher, per gli ordini di droga. Gli spacciatori, senza piazza di spaccio fissa, andavano di casa in casa a consegnare hashish e marijuana, ma anche cocaina.
Non avevano una base i pusher arrestati ieri su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, ma avevano clienti un po' in tutti i comuni dell'hinterland e venivano contattati per recapitare le «birre», il «caffè», le «magliette», lì dove per «birre, caffè e magliette», traduce la Procura diretta da Maria Antonietta Troncone, s'intendevano dosi di droga. Un linguaggio criptico facilmente «interpretabile» dagli investigatori. È bastato far seguire alle intercettazioni una serie di pedinamenti per comprendere che gli indagati non portavano a domicilio bevande o capi d'abbigliamento, ma droga.
Su questa base i carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere, diretti dal capitano Alessandro Governale, hanno notificato le misure cautelari degli arresti domiciliari e dell'obbligo di dimora a sei persone accusate di aver spacciato hashish e marijuana in vari comuni del Casertano, una sorta di spaccio itinerante.
Le indagini sono durate circa un anno: iniziate nel mese di novembre del 2018 si sono concluse nell'ottobre del 2019. In quei mesi, i carabinieri hanno tenuto sotto controllo i sei indagati - residenti tra Santa Maria, Casagiove e Capua - e scoperto che trattavano hashish, marijuana e cocaina. Non è stato stabilito dove si rifornissero di stupefacenti, tantomeno è contestata l'associazione per delinquere, a ci sono casi di spaccio in concorso agli atti del gip. Quel che è certo è che avevano messo su un giro abbastanza redditizio ocn clienti Santa Maria Capua Vetere, Macerata Campania, San Prisco, Casagiove, Pontelatone, Curti, Recale, Casapulla e Portico di Caserta.