Il vescovo di Caserta nell'ex Macrico:
progetti, tempo soldi e occasioni sprecate

Il vescovo di Caserta nell'ex Macrico: progetti, tempo soldi e occasioni sprecate
di Franco Tontoli
Venerdì 26 Marzo 2021, 08:29 - Ultimo agg. 20:35
4 Minuti di Lettura

Il vescovo Pietro Lagnese ha interrotto, quindi, gli «abbottonati silenzi» della Curia sulla dibattuta questione della vasta area già militare l'ex Macrico e delle possibilità della sua destinazione. La visita solitaria del 19 marzo scorso va interpretata come una comunicazione silente, le uniche parole che dicono tutto sulla iniziativa sono quelle riferite al «proseguimento nel suo lavoro di discernimento in merito alla ex struttura militare». Insomma, si può intravvedere un concreto tavolo di confronto con chi è interessato alla acquisizione dell'area e chi se non il Comune capoluogo? che potrà essere avviato su basi realistiche, senza utopie e senza demagogia come da anni è andato avvenendo. 

Il Mattino ha ricordato ieri i termini essenziali della questione, oggi rileggiamo un documento importante.

Intanto sarebbe opportuno se si cominciasse a chiamare la vastissima area che dal Monumento ai Caduti si estende al limite delle frazioni San Benedetto-Falciano col nome di «Parco dell'Unità d'Italia», toponimo scelto in un documento del 12 gennaio 2007 in occasione della sessione a Caserta del Consiglio dei ministri presieduto da Romano Prodi, il seminario di governo dei vertici della maggioranza che tenne i ministri come monaci in convento per due giorni nella foresteria della Scuola superiore di Pubblica amministrazione dirimpettaia della Reggia. In quella circostanza fu sottoscritta tra il vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli, il presidente della Provincia di Caserta, Alessandro de Franciscis, e il sindaco, Nicodemo Petteruti, una dichiarazione d'intenti con la quale si conveniva «l'avvio di una serie di attività intese alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali, in prospettiva di dare impulso al turismo, alle attività economiche, alla valorizzazione del patrimonio monumentale». 

«Il progetto Caserta riportiamo dal documento emesso al termine dei lavori prevedeva la realizzazione di un percorso unitario articolato sui tre poli Macrico-Reggia-Belvedere di San Leucio mediante: a) la costruzione del parco del Macrico; b) la ricostruzione storico-culturale del percorso di collegamento del Macrico con la piazza ellittica della Reggia, il suo parco e il Belvedere». Cuore del progetto la realizzazione in tutta l'area del Macrico del «Parco dell'Unità d'Italia». 

Il programma approvato dal Comitato dei ministri prevedeva un investimento di circa 185 milioni di euro comprensivo dell'acquisto del suolo del Macrico. Sempre nel documento, le fonti finanziarie: «Dal Tesoretto prima tranche di 150 milioni di euro, quindi finanziamenti regionali sulla programmazione 2007-2013 da fondi europei e da finanziamenti statali». I tempi? «Il programma approvato prevede il compimento delle opere per il 2011, con inizio delle attività di progetto entro fine 2007. Alla progettazione e all'appalto si provvederà d'intesa con le strutture tecniche della presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di conseguire la massima rapidità e qualità».

Sono trascorsi dieci anni e viene naturale chiedersi: in questa situazione chi è stato il Totò che si venduto la Fontana di Trevi e chi il turista-babbione che se l'è comprata? Il documento qui parzialmente riportato di tanta chiarezza equivaleva a un atto notarile, completo di fonti finanziarie e c'era da procedere. I cittadini di Caserta, nel ruolo del turista-babbione, stanno ancora aspettando da dieci anni, nel frattempo trastullati da convegni, sfilate di ecologisti, ambientalisti, ipotesi progettuali di piani regolatori inattuati, dal piano di Corrado Beguinot antecedente a questa storia che prevedeva il «bisiluro» cementizio sul Macrico a quello di Stefano Boeri, poco cemento di soli edifici pubblici giusto per tenere viva e vigilata la vasta area e per i tre quarti tutta parco verde. Poi il silenzio alle argomentazioni dell'Istituto sostentamento per il clero, proprietario dell'area, che il 2 marzo 2014 diceva (Il Mattino lo ha pubblicato ieri): l'ex Macrico costa 40 milioni di euro. E nessuno a rammentarsi che il Consiglio dei ministri, nel 2007, di milioni ne aveva messi a disposizione 185.

© RIPRODUZIONE RISERVATA