Caserta, vento abbatte un leccio
allarme per gli altri alberi pericolanti

Caserta, vento abbatte un leccio allarme per gli altri alberi pericolanti
di Franco Tontoli
Lunedì 11 Novembre 2019, 08:15
4 Minuti di Lettura

La pioggia a intermittenza e le raffiche di vento peraltro neanche tanto violente sono bastate per abbattere un leccio della villa comunale in piazza Vanvitelli. L'albero è crollato lungo il marciapiede poco dopo l'angolo con via Alois. Ieri mattina quella che era la folta chioma del leccio giaceva al suolo, occupava lo stallo numero 402 del parcheggio fortunatamente libero, la parte alta del tronco e i rami appesantiti dal fogliame devono essersi staccati nelle primissime ore del mattino e l'auto parcheggiata allo stallo 403 deve essere sopravvenuta a crollo già avvenuto, dopo che l'automobilista ha valutato la stabilità del leccio adiacente per non rischiare danni.

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Il primo crollo di alberi della stagione è quindi avvenuta in anticipo, ben prima delle bufere di vento e delle tempeste che solitamente sfrondano alberi lungo le strade e negli spazi versi. Si era alla fine dello scorso febbraio, solitamente stagione dei monsoni casertani, tutti spettinati e danneggiati i filari di alberi in varie zone della città. Su tutte, la falcidie al viale Beneduce caratterizzato dal doppio filare di eucalipti sulla lunga aiuola spartitraffico, seguiva il corso Trieste con rami spezzati da parecchi esemplari di «grevillea robusta», alberi più volte ritenuti inadeguati lungo i marciapiedi della principale arteria cittadina per le dimensioni da parco e non da arredo urbano. Polemiche, si corse ai ripari, operazioni di sfrondamento e ridimensionamento delle chiome, tronchi alleggeriti che sono tornati ad appesantirsi in estate. Agli allarmi e alla richiesta generale di una manutenzione ordinaria costante della vegetazione cittadina la risposta dal Comune: gli alberi in città sono migliaia, la situazione finanziaria è risaputa, «si fa quel che si può». Cioè, si interviene in emergenza e a guai avvenuti, così come per il crollo dell'albero ad alto fusto in via G.M. Bosco, davanti ai grandi magazzini, che per poco non ammazzava un ambulante extracomunitario che vi transitava. Si era nella bella stagione, quell'albero le cui radici, «reperto giudiziario», erano visibili fino a qualche mese fa, era stramazzato al suolo perché minato nelle radici profonde da lavori di sistemazione del marciapiedi e di collegamento della rete alla vicina cabina elettrica. Manutenzione ordinaria, quindi, impossibile, di là da venire la riforestazione con i finanziamenti cui l'amministrazione comunale pare debba accedere con nuovi mutui, mani legate all'Ufficio Tecnico che non ha nemmeno un giardiniere da adibire a una sia pur minima ispezione, attività di prevenzione di incidenti come all'alba di ieri in piazza Vanvitelli.

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Alcuni anni, all'epoca in cui si poteva spendere per la cura del verde pubblico, proprio ai lecci di piazza Vanvitelli fu riservata una cura paragonabile all'otturazione di una enorme carie o alla copertura con malta di una ferita in un muro. Si notano ancora queste otturazioni, evidente il colore chiaro della massa non vegetale che ha imbottito i tronchi per salvarli. Da allora soltanto potature a cadenza triennale, la vetustà degli alberi non fa reggere le chiome e ricorrenti sono i cedimenti documentati dai vuoti nel filare quadrangolare della piazza. L'ultimo crollo dovrebbe suggerire una verifica a due elementi di «grevillea robusta», i primi due alberi dirimpettai del corso Trieste, sul ciglio della circonferenza di piazza Dante. La loro altezza e l'opulenza delle chiome dimostra che, chissà per quale ragione, furono risparmiati alla potatura della scorsa primavera. Un albero è evidentemente inclinato rispetto all'asse del filare, si nota alla base il mattonato sollevato e rialzata persino la robusta grata metallica, un altro piovasco e sarebbe il crollo.
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