Bonifica dell'Area vasta, tutto da rifare. Si è conclusa con un nulla di fatto la conferenza dei servizi preliminare in programma ieri in Regione. La fonte di contaminazione delle falde non è infatti ancora nota e i dati a disposizione insufficienti. In quest'area, che si estende per circa duecento ettari tra i comuni di Caserta, Maddaloni, San Nicola la Strada e San Marco Evangelista, insistono dei siti perimetrati ma mai indagati. Si tratta di lotti di proprietà privata, notoriamente inquinati, per i quali non è sempre facile individuare i responsabili e risalire quindi a chi ha causato l'inquinamento. Impossibile dunque, per la Regione, portare avanti una progettazione in assenza di un quadro chiaro della situazione, soprattutto se non si conoscono i fattori di contaminazione e i rischi connessi. Il raggruppamento temporaneo di imprese guidato dalla Technital, incaricato della redazione dello studio di fattibilità tecnico-economica, dovrà quindi effettuare una ricognizione di tutti i dati disponibili, con il supporto di Arpac e Sogesid (la società in house del Ministero dell'Ambiente), aggiornare quelli risalenti a indagini compiute oltre 15 anni fa e integrare il tutto con i nuovi elementi che emergeranno da ulteriori monitoraggi dell'area per realizzare così una proposta idonea per la messa in sicurezza permanente della falda sotterranea di tutta l'area.
Amareggiato e deluso per l'ennesimo rinvio il sindaco di San Nicola la Strada, Vito Marotta: «Ancora una volta - dice - vediamo le operazioni di bonifica, attese dalla comunità da oltre venti anni, allontanarsi per cause non ascrivibili ai Comuni.
Critici gli ambientalisti. «La Regione - fa notare Gianfranco Tozza di Legambiente - era consapevole dell'esistenza dei problemi di inquinamento delle falde, come testimoniano molte ordinanze emanate negli anni, che hanno imposto la chiusura dei pozzi di irrigazione presenti in zona. È legittimo dunque chiedersi come mai non abbia proceduto prima alla bonifica complessiva delle falde e poi alla messa in sicurezza dei singoli impianti oppure perché non abbia effettuato le operazioni contemporaneamente. Gli interventi programmati per le singole discariche, come la Ecologica meridionale e Lo Uttaro 2, pur contribuendo alla riduzione dell'inquinamento, non colpiscono la fonte della contaminazione che infatti non è ancora nota». In sintonia Francesco Silvestre del Comer, Comitato emergenza rifiuti, che sottolinea soprattutto i ritardi collezionati fino ad oggi nell'attuazione delle bonifiche. «Ritardi - spiega - evidenziati persino dalla Corte dei Conti. Il primo accordo di programma sottoscritto con il Ministero dell'Ambiente per gli interventi di bonifica risale al 2008 ma risulta ancora non completamente effettuato. Questo ennesimo stop, che "congela" di fatto le operazioni di bonifica, oltre a prolungare i disagi di una grossa fetta di popolazione, considerato che nel raggio di tre chilometri dell'Area Vasta vivono circa centomila persone, mettendone a rischio la salute, potrebbe comportare anche la perdita dei finanziamenti necessari».