Caserta, 17enne uccise un coetaneo:
la prima ​condanna dopo sette anni

Caserta, 17enne uccise un coetaneo: la prima condanna dopo sette anni
di Marilù Musto
Sabato 8 Febbraio 2020, 11:30 - Ultimo agg. 14:44
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L'abbraccio in aula dopo la sentenza fra il pubblico ministero Nicola Ciccarelli e la mamma di Emanuele, chiude un capitolo giudiziario segnato da profondo dolore. Agostino V., il ragazzo di Villa di Briano che accoltellò Emanuele Di Caterino la notte dell'8 aprile del 2013 ad Aversa - è stato condannato a otto anni di reclusione per omicidio volontario dai giudici del tribunale dei minorenni di Napoli.

Agostino, dunque, è l'omicida di Emanuele: questo, almeno, secondo il tribunale. Ma l'avvocato difensore del ragazzo di Villa di Briano, Ettore Stravino, potrebbe ricorrere in Appello contro la sentenza. La difesa avrebbe infatti sostenuto in udienza che l'accoltellamento di quella sera era il frutto di una legittima difesa.

Non andò così, stando alla sentenza di ieri: Agostino è stato condannato con rito abbreviato per omicidio. «È stata fatta giustizia», dice la mamma di Emanuele, Amalia Iorio. «Ma per me non è una vittoria, mio figlio non ritornerà mai più indietro. È, piuttosto, la rivincita di un principio, quello sancito oggi. Ho atteso sette lunghissimi anni prima di ascoltare la sentenza di condanna del responsabile della morte di mio figlio. Mi rincuora che il ricordo di Emanuele sia, tutt'oggi, ancora vivo nella memoria di chi lo ha conosciuto, tutti riconoscono che mio figlio era un ragazzo perbene. Ringrazio i miei legali. Lo ribadirò fino alla morte: con la violenza non vince nessuno, questo vorrei far capire ai ragazzi dell'età di Emanuele. I tanti che ancora si agitano durante le sere della movida aversana».

La famiglia di Emanuele è stata rappresentata in aula dai legali Maurizio Zuccaro, Erminia Schiavone e Ilaria Grumetto. Un lungo iter burocratico e giudiziario ha portato alla condanna di ieri. Il rallentamento della sentenza è stato il motivo di ulteriore dolore, per la famiglia Di Caterino, originaria di San Cipriano d'Aversa.

Nel 2017, il processo di primo grado per la morte del quattordicenne Emanuele Di Caterino venne dichiarato nullo. A deciderlo, l'unica sezione della corte di Appello di Napoli dedicata ai reati commessi da minorenni. I magistrati, dopo tre rinvii di udienze e diversi slittamenti, avevano rispolverato una decisione della Corte di Cassazione, sezioni unite, del 2014 che prevede una sentenza emessa da un organo collegiale per i minorenni.

Cancellate le udienze, cancellata la motivazione della sentenza che chiarì i punti oscuri di quella sera ad Aversa e del sangue che macchiò la movida della provincia di Caserta.

Ora, la condanna di Agostino è quasi pari al tempo che ha dovuto attendere la famiglia della vittima prima della sentenza. Il nodo giuridico che provocò l'annullamento della sentenza si basava sulla composizione del collegio che prevede, per la Cassazione, la presenza di un giudice togato, stando alla decisione delle sezioni unite, ma anche di due giudici onorari, un uomo e una donna, con competenze specialistiche. La procedura non fu seguita per Agostino.

Questa volta, invece, è andato tutto diversamente. Dopo sette lunghissimi anni. Ma è comunque anche un monito per le famiglie dei tanti ragazzi che animano la movida dei fine settimana da Napoli ad Aversa e alle altre zone di ritrovo: notti che tra i fumi dell'alcol e l'incoscienza spesso sfiorano o finiscono in tragedia.

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