Dopo anni di tentativi e attese, il trasferimento del comando della polizia municipale di Caserta dalla periferica sede della ex Saint Gobain ai locali comunali della caserma “Sacchi” in via San Gennaro torna ad essere un obiettivo concreto per l’amministrazione. A imprimere una svolta al dossier è stata la commissione straordinaria insediata dopo lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche, composta da Antonella Scolamiero, Daniela Caruso ed Emilio Saverio Buda, che ha messo sotto la lente le voci di spesa dell’ente e indicato il taglio della locazione tra le priorità contabili. Il comando dei vigili è insediato, da anni, in un immobile privato nella zona est della città, nell’area Saint-Gobain, per il quale il Comune ha versato finora circa 250mila euro all’anno. Una cifra ritenuta non più sostenibile nel contesto della fase di chiusura dissesto finanziario e che ha riacceso i riflettori sulla possibilità di riportare i caschi bianchi nei locali comunali della caserma “Sacchi”, dove già si trovano altri uffici come quello Elettorale e dell’anagrafe. I lavori di ristrutturazione alla Saint Gobain, pagati dal proprietario, sono intanto partiti dopo una lunga fase di rinvii e polemiche, come testimoniano le impalcature che oggi avvolgono l’edificio e decine di segnalazioni sulle condizioni strutturali del Comando che si sono susseguite negli ultimi anni.
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In questi ultimi giorni, su impulso della commissione straordinaria, l’ufficio tecnico comunale ha avviato i sopralluoghi alla ex Caserma Sacchi per verificare lo stato degli ambienti e stimare i costi di manutenzione necessari per un trasferimento in sicurezza. Non si tratta di un intervento semplice: umidità diffusa, infissi danneggiati e barriere architettoniche rappresentano le principali criticità riscontrate negli spazi frequentati ogni giorno dai cittadini e segnalate in più occasioni in questi anni anche da queste colonne. Tuttavia, la volontà dei commissari è chiara: contenere i costi, valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico e accelerare sulla razionalizzazione dei servizi.
Il riassetto logistico del comando si inserisce in un momento di grave difficoltà per il corpo della polizia municipale, guidato dalla comandante Luciana Spissu Mele, chiamata a fronteggiare anche l’emergenza legata alla carenza di personale. Con il passare delle settimane, stanno maturando diversi pensionamenti già annunciati nei mesi scorsi: tra questi, anche quello dell’attuale vicecomandante Massimo D’Alessio, che lascerà il servizio al termine del periodo di ferie. Il blocco delle attività programmate dalla politica, causato dallo scioglimento, ha inoltre compromesso i tempi previsti dal piano di assunzioni elaborato dalla decaduta amministrazione, già oggetto di critiche.
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Sul tema interviene l’ex consigliere comunale Donato Aspromonte (Lega), già all’opposizione della giunta Marino: «La decisione dei commissari di interrompere l’esborso milionario e riportare il comando alla Sacchi è assolutamente condivisibile. Finalmente si agisce con logica e rigore amministrativo. Quanto alle assunzioni, abbiamo assistito all’ennesima dimostrazione dell’inefficienza dell’ex amministrazione, che ha previsto innesti senza tener conto delle reali necessità degli uffici. Si è pensato a pochissimi vigili, lasciando scoperti settori chiave dell’ente».
Di diverso avviso la lettura offerta da Michele Picozzi, ex consigliere indipendente che sosteneva la maggioranza: «La giunta e il consiglio avevano già deliberato il piano delle assunzioni e le motivazioni erano note a tutti, compresa l’ex minoranza. Le scelte sono state discusse a lungo in commissione, in un quadro normativo ben definito. La ripresa delle progressioni di carriera voluta dai commissari conferma che quel percorso era corretto e propedeutico agli accordi sindacali e alle assunzioni vere e proprie. Sono convinto che i commissari sapranno valorizzare le procedure avviate negli ultimi anni e dare finalmente risposte concrete ai settori in maggiore sofferenza in termini di organico». E proprio sull’organico, rimane aperto un altro nodo: la ricognizione interna richiesta ai dirigenti prima del commissariamento, utile per programmare nuove assunzioni, risulta in gran parte rimasta inevasa, complice anche il coinvolgimento di dirigenti e assessori nelle inchieste che hanno segnato il destino della consiliatura.