Mitra Aurea di Servino, porta tra sacro e arcano

L'installazione dell'archistar è incastonata in uno degli edifici del complesso paleocristiano

L'installazione di Servino
L'installazione di Servino
di Antonio Pastore
Mercoledì 31 Maggio 2023, 08:02
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Ha il fascino di lontane dottrine misteriche, e, insieme, rimanda ai magnifici abbigliamenti rituali del clero cristiano ma, al di là delle decodificazioni più suggestive, ridetta gli archetipi e le leggi più profonde del costruire: è Mitra Aurea di Beniamino Servino, installazione incastonata all'interno di uno degli edifici del complesso paleocristiano di Cimitile e celebrata dall'associazione SiebenArchi (architetti-urbanisti-designers) nella sedicesima edizione del Maggio dell'Architettura.
L'autore la definisce sinteticamente come «struttura di multistrato di faggio trattata con vernice oro e nero opaco» sul sito che propone l'opera con le bellissime foto di Mario Ferrara, e a chi chiede il senso complessivo dell'operazione risponde così: «La Mitra Aurea è un simbolo, e qui diventa un'architettura bidimensionale».

Mitra allora come la divinità indo-iranica venerata nella Roma tardo repubblicana e poi imperiale, culto di massa che a lungo ha conteso al cristianesimo il primato ma Mitra (o Mitria) anche come paramento liturgico, copricapo sontuoso dei vescovi nelle occasioni solenni, trapuntato di fili d'oro e pietre preziose.

Il suo disegno però allude pure alla parte sommitale di un edificio, o addirittura ad una protezione militare: «È semplicemente un segno che attraversa lo spazio e il tempo degli uomini», ha concluso Raffaele Cutillo, nel presentare e introdurre, alla manifestazione finale, il lavoro dell'amico e collega con un lungo excursus sull'attività dell'architetto casertano.

Il culto di Mitra, a differenza del cristianesimo la cui diffusione si fondava sul proselitismo, era iniziatico, e prevedeva ben sette gradi di affiliazione: a Roma funzionò da "catena aurea" (la definizione è dello studioso Stefano Arcella) delle esperienze sapienziali dell'Occidente e dell'Oriente. Le cerimonie si svolgevano in ambienti nascosti, spesso al di sotto del livello del suolo (l'ipogeo, annota Cutillo, non è forse il luogo per eccellenza di iniziazione dell'architettura?).
L'installazione di Servino fa suo uno spazio angusto e protetto in uno dei luoghi-simbolo del cristianesimo delle origini e del medioevo, le basiliche di Cimitile. Si tratta di sette edifici sacri, ricchi di mosaici, pitture e sculture che ne fanno un unicum in Italia: sorgono dal IV secolo su un'antica necropoli (da qui il toponimo, corruzione del latino Cimiterium, che però si afferma solo dal 839) dove, alla fine del III secolo era stato sepolto il sacerdote nolano Felice, venerato dalla popolazione che gli dedicò un santuario che divenne meta di pellegrini. Quindi la nascita del villaggio (San Paolino, prima ancora di diventare vescovo di Nola, lo cita nel 399) e degli altri luoghi di culto.

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La Mitra Aurea si incunea nell'insenatura di una di queste basiliche con la sua disarmante semplicità, facendo corpo con essa. Il legno è profondamente intagliato in modo tale che la struttura, ben piantata a terra, si alleggerisca man mano che va verso l'alto, fino a convergere nello schema a cupola: le aperture sono feritoie, dal basso verso l'alto partono stalagmiti, poi diventano rombi e infine affusolati triangoli. I fori sono stati dipinti in nero opaco, che esalta l'effetto profondità, la struttura riprende l'oro del trionfo regale. «Quando l'ho vista montata, pura e semplice, con la sua essenzialità naturale - ricorda Beniamino Servino - sono stato tentato di lasciarla così, senza alcun trattamento di vernice». Un'opzione che non sarebbe dispiaciuta a Raffaele Cutillo, che negli stessi giorni, in un messaggio inviato all'amico, parlava di efficace "scarnificazione" rispetto ai disegni che aveva avuto modo di vedere: «Povera, francescana e nuda, così come deve essere ogni iconografia della Chiesa, pur se qui trattasi di architettura». Alla fine però Servino ha deciso per il progetto originario, e per i colori che ne arricchiscono il significato: non a caso, una volta realizzato, ha incontrato un'approvazione entusiastica di visitatori e critici.
«Al di là dei riferimenti simbolici, l'opera - aggiunge Servino - ha il suo senso come architettura, ed è questo che mi interessa di più, la sua qualificazione come risultato della progettazione». Una tridimensionalità "accartocciata" per dirla con Cutillo, sezione di una cupola antica e insieme «piano geometrico che, ruotato intorno al suo asse verticale, restituirà il vuoto necessario dell'architettura».
 

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