Pirati del volante, cinture e frecce
ignorate da un conducente su tre

Pirati del volante, cinture e frecce ignorate da un conducente su tre
di Emanuela Tirelli
Mercoledì 24 Novembre 2021, 07:59 - Ultimo agg. 21:53
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Gli ultimi dati Istat sugli incidenti stradali hanno restituito una dimensione migliore dell'anno precedente. Ma sono riferiti al 2020, quando le restrizioni avevano ridotto drasticamente il traffico veicolare. Quello della sicurezza in auto è un tema sempre attuale, e numeri altrettanto recenti, ma su un lasso di tempo più vicino, sottolineano che il 28,38 per cento dei conducenti non allaccia la cintura di sicurezza. È un dato nazionale che riguarda anche Caserta. Anzi, che vede Terra di Lavoro protagonista dell'indagine, perché una delle tre tipologie di strade e autostrade individuate è proprio la Statale 700 della Reggia di Caserta, detta anche «Variante». Le altre due sono l'A90 Grande Raccordo Anulare di Roma e la Statale 336 della Malpensa. Le informazioni sono contenute nella «Ricerca Osservatorio Stili di Guida Utenti», commissionata da Anas e condotta dallo Studio Righetti e da Monte Ingegneri e Architetti Associati con il contributo dell'Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Del campione complessivo di 6 mila utenti, 1.005 sono quelli casertani. Se quasi un conducente su tre non allaccia la cintura di sicurezza, il dato cresce osservando il comportamento dei passeggeri anteriore e posteriore: non la usano il 31,87 per cento nel primo caso e l'80,12 nel secondo.

Ancora più rischiosa è la condotta sulla protezione dei bambini, perché il 49,47 per cento non utilizza i dispositivi di ritenuta. Se poi l'occhio cade sui numeri relativi agli indicatori luminosi, il 55,63 per cento non li accende per la manovra di sorpasso o rientro (76,46), o per l'entrata (59,20) o uscita (43,71) dalla rampa. I dati sull'uso improprio dello smartphone alla guida parlano invece del 12,41 per cento. Si tratta di una media che viene abbassata dalle due fasce d'età individuate dai 40 anni in poi. Ma non sono sempre i più giovani a commettere più infrazioni. Il mancato uso della cintura del conducente riguarda il 29,99 per cento chi ha tra i 18 e i 40 anni, e poco meno gli altri.

I passeggeri anteriori e posteriori a non utilizzare maggiormente la cintura sono invece tra i 40 e i 60. Mentre le percentuali vengono ribaltate quando si parla di sicurezza per i bambini. L'infrazione viene commessa solo dal 30,56 per cento nella fascia d'età più bassa, per salire in modo consistente al 60 e al 75. L'indagine è stata condotta nei mesi di luglio e settembre, per un totale di duemila chilometri percorsi con due vetture equipaggiate con tre operatori ciascuna. Le 60 ore di registrazione sono state effettuate con telecamere on-board, mentre più in generale le informazioni sono state effettuate sia a vista con trascrizione su un'apposita modulistica, che con riprese in movimento.

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Anas ha l'obiettivo di diminuire le vittime di incidenti stradali del 50 per cento entro il 2030. Per questo motivo ha previsto il 44 per cento (15,9 miliardi) delle risorse in più rispetto agli anni precedenti per la manutenzione programmata, l'adeguamento e la messa in sicurezza della rete, il potenziamento dell'illuminazione e delle barriere di sicurezza. «L'entità del campione raccolto - ha commentato Franco Righetti, della Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati, che ha curato la ricerca - ci ha restituito una chiara fotografia dei comportamenti e delle abitudini delle persone durante la guida, consentendo di identificare e analizzare in maniera scientifica i fattori di rischio. La disponibilità di questo patrimonio informativo consentirà ad Anas di poter progettare e avviare concrete campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale che possano risultare centrate sui principali fattori di rischio individuati». «L'interesse di Anas per questa tematica ha aggiunto Federica Biassoni, docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Unità di ricerca di psicologia del traffico - ci ha consentito di realizzare una ricerca che, integrando metodologie quantitative e qualitative, ha preso in esame sia il livello dei comportamenti dei guidatori sia quello sottostante, dei processi psicologici alla luce dei quali è possibile spiegare tali comportamenti. I risultati della ricerca rispecchiano in modo interessante la letteratura sulla percezione del rischio stradale e sui comportamenti di guida rischiosi».
 

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