Da Lucullo ad oggi, il casatiello star intramontabile

Sopravvissuto al cibo da strada, per tre giorni la sagra

Da Lucullo ad oggi, il casatiello star intramontabile
di Sara Boni
Mercoledì 7 Giugno 2023, 07:59
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Street food, slow e fast hamburger, sushi, pokè... cambiano i tempi e con questi anche le scelte gastronomiche. Ma quando il gusto incontra la storia e la tradizione, nessun progresso, nessun master chef, nessuna sperimentazione può cambiare la bontà e il successo del pane farcito più famoso e saporito, il signor casatiello. E Sant'Arpino ne sa qualcosa, il paese atellano ha celebrato da sempre il prelibato tortano fino a renderlo Doc, Dop e fino a festeggiarlo ogni anno durante una sagra ad esso dedicata.

Quest'anno siamo alla ventinovesima edizione della kermesse più squisita e ghiotta dell'hinterland casertano e napoletano e il prossimo 16 giugno, il centro storico di Sant'Arpino e la storica piazza Macrì, ospiteranno la tanto attesa festa fino a domenica 18. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, il casatiello è una preparazione culinaria salata che viene preparata a Napoli in occasione delle feste pasquali.

Il rustico, che si presenta come un'invitante pagnotta farcita di uova, salumi e formaggi, in realtà oggi compare spesso sulle tavole dei napoletani, che ne hanno fatto negli ultimi tempi un'eccellenza della cucina locale.

Oltre ad essere una vera delizia per il palato, il casatiello ha un valore che prescinde totalmente dalla sua bontà. La comunità partenopea, infatti, attribuisce ad esso un significato che si discosta dai piaceri della tavola: nel casatiello, in passato come adesso, venivano riposti i valori di unione e familiarità tanto cari alla gente di Napoli e al Cristianesimo. Un piatto semplice e genuino, ma ricco di sapore, colore e fantasia. Un capolavoro assoluto ed inimitabile, confezionato da mani amorevoli, esperte di mamme e nonne, inserito nell'autentico ricettario della gastronomia popolare. Anche se la vita sociale ed economica a Sant'Arpino è progressivamente cambiata, le tradizioni, come quella della festa di San Canione, per la quale, immediatamente dopo le festività pasquali si preparava il casatiello, continuano a porsi come un profondo legame culturale e come un punto di riferimento per qualunque progettazione futura.

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Lievito, farina, formaggio, salumi e pepe: cuochi, casalinghe, fornai, golosi e pasticcieri professionisti si stanno preparando per impastarli, infornarli e confezionarli di varie dimensioni e di vari gusti. Durante le tre giornate, interamente dedicate al così detto pane di primavera, oltre ad assaggiare il delizioso rustico, seminari, convegni e spettacoli a tema, riempiranno la lunga maratona in onore del casatiello.
Si parte venerdì alle ore 18 con l'apertura degli stand, lungo le principali vie del paese e nelle piazze principali, sarà possibile mangiare lo speciale pane farcito e degustare vini locali, mozzarella e contemporaneamente visitare i luoghi più suggestivi del centro storico guidati dai giovani del Servizio civile che allestiranno percorsi storici, artistici ed enogastronomici.

Anche il cibo è una forma di arte, dunque, e il saper mangiar bene è senz'altro un capolavoro. Da Petronio ad Arcimboldo, da Lucullo a Dante e Catone, nella letteratura, nella pittura e nella storia, "l'uomo è ciò che mangia" come scriveva il filosofo Feuerbach e da sempre il cibo costituisce la storia dei popoli ed uno dei piaceri più belli, molto serio e basilare. La sagra, ideata alla fine degli anni Ottanta dalla Pro loco di Sant'Arpino, col patrocinio del Comune, oltre ad essere un emozionante appuntamento di storia locale e di gastronomia, rinnova un'antichissima usanza secondo la quale gli atellani per festeggiare l'avvento della primavera in epoca pre-cristiana e della Pasqua in epoca cristiana, si riunivano per una scampagnata nello spazio antistante il complesso monasteriale di San Francesco di Paola e, in tempi più recenti, nell'area attigua al romitorio della chiesa di San Canione. Qui, tra musiche popolari, canti e balli, gustavano il casatiello, rozzo rustico e prelibata pietanza della cucina rurale.
 

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