Emiciclo vanvitelliano, cantiere fermo da sei anni l'Archivio attende la svolta

Lavori bloccati anche dopo l'invio della variante al progetto

I ponteggi che avvolgono uno dei due emicicli
I ponteggi che avvolgono uno dei due emicicli
di Nadia Verdile
Mercoledì 22 Marzo 2023, 08:44
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Emiciclo vanvitelliano e Archivio di Stato di Caserta, dal 1995 in un vicolo cieco. «Se le cose vanno come spero disse a "Il Mattino" il provveditore alle opere pubbliche della Campania, Molise, Puglia e Basilicata, Placido Migliorino, la scorsa estate in autunno ripartiranno i lavori». L'autunno è passato, l'inverno pure e da ieri siamo in primavera, il cantiere è fermo e nulla di nuovo per ora si sa.

Andiamo con ordine. L'Archivio di Stato di Caserta aspetta dal 1972 (e siamo a più di mezzo secolo), di avere una sede unica e definitiva, prestigiosa, all'altezza del suo valore culturale ed istituzionale. Dal 1972, si diceva, l'Archivio ebbe la sua sede in un condominio per civili abitazioni, in via dei Bersaglieri, poi, nella prima metà degli anni Novanta, il ministero dei beni culturali affidò all'architetto Rosanova e all'ingegnere Spagnolo la progettazione del restauro dell'esedra vanvitelliana e la sua rifunzionalizzazione per ospitare l'archivio. Direttore dei lavori fu Francesco Canestrini, allora architetto della Soprintendenza di Caserta.

Quel progetto, di cui fu realizzato, a partire dal 1999, il primo lotto, per sei milioni di euro, dalla "Modugno restauri", non era però adeguato alle necessità dell'istituto. Fin da subito mostrò una serie di criticità. Fu fermato.

Successivamente fu ratificato un accordo tra il ministero dei beni culturali, l'Agenzia del demanio proprietaria dell'immobile e il Provveditorato alle opere pubbliche. L'accordo prevedeva che poiché i lavori del progetto iniziato non avevano dato i frutti attesi e avevano avuto anche dei costi assai consistenti, la responsabilità del progetto passasse al Provveditorato; questo divenne così la stazione appaltante. Fu anche deciso che i costi sarebbero stati così ripartiti: cinque dodicesimi sarebbero stati investiti dal ministero, sette dodicesimi dall'Agenzia del demanio. E siamo al 2011 quando fu firmata la convenzione tra Agenzia del demanio, Mibact e Provveditorato per il restauro e l'adeguamento dell'esedra. L'importo previsto era di 12 milioni di euro, sette a carico del Demanio e cinque del Mibact. Il progetto generale redatto dal Provveditorato, approvato dalla Soprintendenza, venne firmato il 21 novembre 2013. Messo a gara con aggiudicazione a ribasso vinse la società "Mar.Sal. restauri" che aveva offerto un ribasso del 65,81% per un importo complessivo di 5,5 milioni.

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È vero, la legge lo prevedeva, ma quasi il 66% è tanto. A maggio 2017 l'inizio dei lavori che dovevano essere conclusi nel 2019. Nel 2018 vennero fuori dei problemi che la ditta imputò al progetto del committente dando il via a una diatriba tra il provveditorato che non ammise né ammette che ci siano errori nella progettazione e la ditta che affermava e afferma invece che ci sono eccome. Sbagliati i ponteggi previsti dal progetto che avrebbero dovuto essere a cavalletto (che avrebbero permesso di seguire la linea curva dell'edificio) mentre erano a tubi e giunti (adatti per una superficie lineare), inadeguati i costi per lo sbancamento intorno all'emiciclo in cui interrare tutti i tubi e i fili dell'impiantistica.

Fatta la variante al progetto fu inviata, come da prassi alla Corte dei conti ma i lavori ripresero senza aver ricevuto il parere della stessa che dunque li bloccò e chiese un'ulteriore perizia di variante. La situazione attuale è che la nuova variante c'è ma la ditta l'ha firmata con dissenso e si attende ora che il Ctu, la cui funzione è quella di assistere il giudice nella risoluzione di problematiche di natura tecnica, verifichi lo stato dell'arte e le riserve presentate dalla ditta. Intanto, da sei anni il cantiere per la ristrutturazione dell'emiciclo vanvitelliano è fermo e l'Archivio di Stato attende.
 

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