«Voti per un posto al concorsone»,
indagato (di nuovo) il dem Graziano

«Voti per un posto al concorsone», indagato (di nuovo) il dem Graziano
di Mary Liguori
Venerdì 13 Dicembre 2019, 08:30 - Ultimo agg. 12:35
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Li ha denunciati perché gli hanno promesso che se avesse «portato» voti all'«uomo» di Stefano Graziano, avrebbe «vinto» il «Concorsone» indetto dalla Regione Campania. Ma lui, nell'elenco di chi il concorso lo ha superato, non c'era. E quando qualche settimana fa ha scoperto di aver fatto la campagna elettorale «per niente», ha deciso di denunciare sia Stefano Graziano che il suo braccio destro, nonché il consigliere per il quale Graziano si sarebbe speso, ovvero Pasquale Fiorenzano. Un posto da operatore socio sanitario al concorso della Regione: lo avrebbe dovuto ottenere in cambio di un pacchetto di voti per le Comunali di Aversa.

È questa, almeno, l'accusa che la Procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco, muove nei confronti del consigliere regionale del Pd Graziano, presidente della V Commissione Sanità e Sicurezza Sociale, e commissario dei Dem in Calabria, indagato per corruzione elettorale insieme ad altre tre persone. Oltre al consigliere regionale e a Fiorenzano, sul registro degli indagati ci sono i nomi di Nicola Tirozzi, collaboratore di Graziano, e di Luigi Comparone, la persona alla quale sarebbe stato promesso il posto da operatore socio sanitario. 

«Prendo atto - dichiara Graziano - del fatto che ci sono atti processuali che mi riguardano e di cui non sono stato ancora informato. Sono tranquillo perché estraneo alla vicenda che mi vede indagato per non aver segnalato/raccomandato la persona che, per la mancata segnalazione, prima mi ha denunciato e poi ha tentato di diffamarmi. I fatti si riferiscono, tra l'altro non alla mia campagna elettorale ma a quella di un altro. Sono ancora una volta fiducioso nella magistratura».

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Per la seconda volta in quattro anni, dunque, l'uomo che coordina la sanità campana e che in questo momento è anche a capo del Partito democratico in Calabria e che dovrà occuparsi delle imminenti elezioni regionali, si ritrova indagato per reati connessi all'attività politica. Nel precedente caso, che verteva su alcuni sms che Graziano si scambiò nella campagna elettorale per le Regionali del 2015 con l'imprenditore Alessandro Zagaria, poi finito in carcere per camorra, l'accusa fu di aver ricevuto sostegno elettorale dalla criminalità. Due anni dopo, la sua posizione fu archiviata. Ma da ieri Graziano è di nuovo sotto indagine, per una vicenda diversa e che riguarda le consultazioni elettorali vinte dal Pd, ad Aversa, con il sindaco Alfonso Golia (estraneo a questa vicenda). Nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, emerge che il «patto» fu stretto a favore del consigliere Fiorenzano, eletto poi con una lista collegata al Pd, e che Tirozzi, sempre secondo la tesi accusatoria, avrebbe fatto da tramite tra l'aspirante operatore socio sanitario e i due politici.

Secondo quanto agli atti della Procura di Napoli Nord, tutto sarebbe accaduto nel corso dell'infuocata campagna elettorale di Aversa, durante la quale per ben due volte l'ex vicepremier Matteo Salvini fu in città per spingere il proprio candidato, Gianluca Golia. Gli sforzi del leader della Lega furono però vanificati al ballottaggio, quando a spuntarla fu il candidato Dem. Ma già durante le settimane precedenti il primo turno, la polizia ravvisò delle anomalie, tanto che i sei candidati alla carica di sindaco furono convocati in commissariato per fare chiarezza. Successivamente fu proprio Salvini, all'epoca ministro dell'Interno, a dichiarare durante un question time che erano in atto «brogli ad Aversa e Bari». In quel momento, però, nessuno dei sei aspiranti sindaci ebbe da denunciare particolari criticità. Né pubblicamente dichiararono di essere preoccupati per il clima pesante che, comunque, si respirava ad Aversa in quelle settimane. Probabilmente, a questo punto si può ipotizzare, perché i presunti brogli si stavano consumando «sopra le loro teste». Quello che sarebbe avvenuto, e che oggi è oggetto di un'indagine, avrebbe infatti giovato il solo Fiorenzano: il candidato «spinto» a suon di promesse di posti di lavoro. «Nicola Tirozzi, intermediario e uomo di fiducia di Graziano - si legge nell'avviso di garanzia si accordò con Luigi Comparone e, con lo scopo di far ottenere a Fiorenzano i voti di Comparone e della sua famiglia, gli promise che avrebbe superato il concorso regionale per un posto da operatore socio sanitario». «Così facendo continua il pm - Comparone avrebbe assicurato a Fiorenzano un pacchetto di voti, tra le 80 e le 100 preferenze», che risultarono poi determinanti per il suo ingresso in consiglio comunale. Il tutto più di un mese prima dell'indizione del concorso regionale, indetto il successivo 6 luglio. Secondo gli inquirenti, la promessa inerente il posto di lavoro è strettamente collegata al ruolo di vertice che Graziano ricopre sia nell'ambito sanitario che in seno al governo regionale e allo stesso Partito democratico. E proprio in virtù della caratura politica del personaggio coinvolto, c'è da scommettere che oggi si scatenerà un terremoto di reazioni.
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