Crisi da Covid, imprenditore si uccide
​nella sua azienda dell'area Asi di Aversa

Crisi da Covid, imprenditore si uccide nella sua azienda dell'area Asi di Aversa
di Nicola Rosselli
Mercoledì 30 Dicembre 2020, 08:15 - Ultimo agg. 22 Marzo, 20:06
4 Minuti di Lettura

AVERSA - Il figlio lo ha trovato nella tarda mattinata di ieri nel capannone della sua fabbrica di scarpe. Raffaele Estinto, 59 anni, di Aversa, era già morto, soffocato dalla corda che si era stretto al collo. Una vittima della disperazione, della crisi da pandemia. Poche vendite nel suo negozietto di Aversa. Commesse non più arrivate per la sua fabbrica di scarpe per conto terzi. Da giorni con amici e parenti raccontava la sua difficile condizione. È stato un fulmine. Aversa è sconvolta per il suicidio di Raffaele Estinto, 59 anni, titolare dell’azienda Soloxbò, imprenditore calzaturiero, alla terza generazione di produttori di calzature. Persona definita da tutti perbene, onesta, preoccupata per la famiglia e per i propri dipendenti.


LA STORIA
Aversa è la «città delle scarpe» per antonomasia anche se le decine e decine di fabbrichette ospitate nei bassi negli anni sessanta e settanta si sono trasferite nella zona industriale di Aversa Nord, mentre i bassi sono trasformati in altrettanti negozietti che prima della pandemia pullulavano di clienti.

Una storia simile ha vissuto Raffaele. Con il nonno che realizzava tre paia di scarpe al giorno interamente a mano al passaggio ai bassi nei vicoli di Aversa negli anni sessanta e settanta sino ad avere una vera fabbrica nell’area industriale di Aversa Nord, in territorio del comune di Carinaro, e un negozio in via Bachelet dove lo aiutava uno dei tre figli. Raffaele aveva già superato una crisi riuscendo ad assicurare ai suoi dipendenti quanto dovuto a costo di vendere alcune sue proprietà. Una persona che ha pensato di non farcela a sopportare una nuova esperienza uguale a quella di qualche anno prima.


LA PREOCCUPAZIONE
Ai parenti, molti dei quali nel mondo dell’imprenditoria, quando li incontrava raccomandava di stare all’erta, di non indebitarsi tanto, che la luce in fondo al tunnel non si vedeva ancora. Il momento era difficile e la cosa lo inquietava non poco, aveva timore di ripetere una brutta esperienza di qualche anno prima. Questo stato d’animo lo ha portato a compiere il gesto estremo di impiccarsi ad una trave del soffitto di quel suo capannone a Carinaro che era stato il suo orgoglio.


IL DOLORE
«Provo – ha dichiarato Raffaella Pignetti, aversana, presidente del Consorzio Area di Sviluppo Industriale di Caserta - dispiacere enorme per il gesto estremo messo in atto dall’imprenditore. Mi addolora la maniera in cui è avvenuta». «La situazione pandemica – ha continuato - sta causando una crisi pesante come quella del 2010, il ripetersi di una crisi che sta mettendo pressione sugli imprenditori. La vicinanza del governo nazionale e di quello regionale deve essere molto più forte. Molte famiglie vivono grazie a questi imprenditori e questi spesso si sentono dei padri dei loro dipendenti. Si aggiunge, poi, la solitudine sociale. È un segnale bruttissimo che fotografa la crisi economica».


IL CASO RISTORI
«Oltre al dispiacere umano per l’accaduto, - ha dichiarato il responsabile di Piccole Imprese di Confindustria Caserta l’aversano Massimiliano Santoli - vorrei porre l’attenzione sul caso che va preso come un’avvisaglia di quello che potrebbe verificarsi in futuro. L’arrivo dei vaccini coincide con la crisi degli imprenditori che si ritrovano con le casse vuote. I ristori lasciano il tempo che trovano, sono insufficienti. Necessitano politiche veramente attive che coinvolgano anche il costo del lavoro». «Siamo di fronte – ha continuato Santoli _ ad un caso che deve farci riflettere perché temo che si ripeteranno. Interi comparti sono completamente fermi. Bisognerà prendere misure cautelative che devono essere anche cristalline. Al Nord la crisi già ha provocato casi di questo genere».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA