Inchiesta corruzione a dirigenti Rfi:
oggi 70 indagati in aula a Caserta

Inchiesta corruzione a dirigenti Rfi: oggi 70 indagati in aula a Caserta
Mercoledì 14 Settembre 2022, 07:17 - Ultimo agg. 18:25
3 Minuti di Lettura

Sono 70 gli indagati dell'inchiesta «Binario d'oro» che compariranno questa mattina davanti al gup del tribunale di Napoli (l'udienza preliminare si terrà nell'aula bunker del carcere di Poggioreale) per la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Napoli a luglio. 

Un'inchiesta che fa prevedere l'avvio di un futuro maxi-processo, sfociata a maggio con diversi arresti per la maggior parte annullati o modificati dai giudici del Riesame. Tra gli indagati eccellenti, c'è Nicola Schiavone, 68 anni, imprenditore dell'agro aversano ma da anni residente a Napoli. Gli episodi contestati dai sostituti procuratori Antonello Ardituro e Graziella Arlomede, si collocano in un periodo che va dal 2007 al 2019. In particolare, l'VIII sezione del Tribunale del Riesame di Napoli aveva escluso l'associazione mafiosa per Nicola Schiavone, ritenuto vicino all'ex primula rossa dei Casalesi, Francesco Schiavone «Sandokan» (in carcere da 24 anni) ma che per gli inquirenti, avrebbe fatto confluire nella sua disponibilità denaro frutto delle attività illecite della cosca casalese.

Un giro di appalti di Rfi che sarebbe finito - secondo la Procura - a ditte vicine ai Casalesi, in cambio del pagamento di mazzette e regali: gemelli d'oro Cartier da 600 euro e soggiorni da oltre 9mila euro in costiera sorrentina destinati a funzionari della società ferroviaria.

Oltre agli imprenditori dell'agro aversano, sono coinvolti anche un avvocato del foro di Napoli Nord, un funzionario di banca e un carabiniere in servizio (nel 2019) l'aliquota della polizia giudiziaria della Procura di Napoli. A giugno, il Riesame annullò sia diverse misure cautelari personali (scarcerazioni complete e benefici degli arresti domiciliari) che una buona parte del sequestro di quasi cinquanta milioni, disposto dalla Procura anche nei confronti della moglie e dei tre figli di Nicola Schiavone, oltre ad altri due indagati, Vittorio Scaringi e la madre Anna Maria Zorengo. 

Video

Le accuse contestate a vario titolo sono di corruzione, riciclaggio e intestazione fittizia di beni con l'aggravante mafiosa (caduta però al Riesame). A sostenere l'accusa, anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Nell'indagine fu coinvolto il fratello di Nicola Schiavone, Vincenzo; il boss dei Casalesi, Dante Apicella (già detenuto da anni), imprenditori ritenuti in affari con la fazione Schiavone della mafia casalese, «colletti bianchi» del clan e dirigenti all'epoca dei fatti di Rete Ferroviaria Italiana. Tra gli appalti finiti nelle mani di ditte riconducibili al clan, figura anche quello di Rfi riguardante le centraline di sicurezza e della pavimentazione stradale. Negli atti d'accusa la Dda ipotizza le relazioni tra il clan, i fratelli Schiavone e un altro camorrista, Maurizio Campolongo. Nel procedimento risulta parte offesa la Rfi assistita dall'avvocatessa Paola Severino del foro di Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA