Vetrine luccicanti e silenziose: il Natale surreale del Jambo

Vetrine luccicanti e silenziose: il Natale surreale del Jambo
di Alessandra Tommasino
Martedì 15 Dicembre 2015, 16:32 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 13:31
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Un giorno «normale», di surreale attività in un centro commerciale sequestrato eppure funzionante. Un’opera valutata dai pm in 60 milioni di euro. Qui l’eco della maxi-inchiesta culminata nella notte in una valanga di arresti e sequestri arriva smorzato. Ma la paura e l’incertezza sono più forti dell’ottimismo. Ieri, almeno in apparenza, al centro commerciale Jambo, sembrava tutto come sempre. Il flusso di persone più o meno invariato, gli addobbi natalizi e la musica in sottofondo.

A ben guardare, però, fra i dipendenti dei vari negozi e dell’ipermercato, facile scorgere una certa tensione. Che il centro possa essere direttamente collegabile a uno dei più efferati criminali della storia di camorra, Michele Zagaria, è un’ipotesi che in tanti rifiutano. «Non ci crediamo - dicono al Punto informazioni dell’ipermercato - i titolari del centro hanno basato tutto sul lavoro e siamo certi che con i criminali non c’entrano niente». Sono giovani donne che qui lavorano da tanti anni. Riferiscono che ieri il direttore commerciale, Edmondo Pedone, che si occupa delle scelte di marketing del centro, è stato presso la struttura solo per qualche ora. Nel primo pomeriggio già non è stato possibile parlare con lui per avere qualche numero in più sugli affari del centro, che attualmente dà lavoro a circa mille persone.

«Si sa - interviene un commesso - il centro va benissimo». E anche ieri l’affluenza c’è stata, sebbene diversi clienti abbiano chiamato per accertarsi che il centro non fosse chiuso. «Oggi i clienti sono venuti ugualmente (ieri per chi legge, ndr) - dice un ragazzo della vigilanza - anche se alcuni sono arrivati per curiosità». L’attività dunque si è svolta regolarmente. Confusione si è creata solo prima delle 9, quando le forze dell’ordine si sono recate al centro per disporne il sequestro. Nel resto della giornata tutto uguale. Affollati i ristoranti self service e le pizzerie frequentate dai lavoratori durante la pausa pranzo. Alcuni clienti, in tuta da lavoro, commentano fra loro: «Ma tu ci pensi, questo sarebbe di Michele?», dice uno riferendosi scherzosamente al boss Zagaria. L’amico ribatte: «Non ci credo, non può essere». I dipendenti commentano a bassa voce l’accaduto, ma la preoccupazione si legge sul loro volto. La barista straniera del bar del primo piano si augura che «non ci mandano a casa adesso». Il neoassunto della stamperia di magliette è fiducioso: «Non credo che saranno così stupidi da far fallire un centro come questo».

E in effetti il centro commerciale, che ha subito un ampliamento dietro l’altro, è una miniera d’oro. Ha più di cento negozi, senza contare il successo che da anni ottiene l’ipermercato (con annessa parafarmacia) con una notevole varietà di prodotti. E anche un autolavaggio e un distributore di carburante. 4500 posti auto in tre aree parcheggio ed un centro uffici completano il complesso. Vari poi gli stand di esterni che occupano i corridoi del centro. Appena si arriva al centro, c’è il Mc Donald’s, realizzato ad 80 metri dal punto in cui si sarebbe dovuto costruire, come previsto dalla concessione edilizia.

Nessuno se ne è mai accorto. Ma tutto normale, mentre il ragazzo alla cassa consegna un Mc menù e i bimbi giocano nel parco annesso, si fa fatica a credere che anche uno dei punti della più grande catena mondiale di hamburger sia il frutto della commistione fra politica e camorra. Stessa collusione che ha garantito la nascita dell’area illegittima realizzata per ospitare Brico: è chiuso da tempo, al suo posto c’è un megastore di elettronica.