Macrico Caserta, una fondazione
per il nuovo parco della vita

Macrico Caserta, una fondazione per il nuovo parco della vita
di Nadia Verdile
Domenica 27 Marzo 2022, 10:00
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La primavera è esplosa al Macrico. I componenti delle associazioni alle 11 attendevano frementi di poter varcare la soglia, quel cancello scorrevole che, presidiato dagli scout, segna un dentro e un fuori, ma soprattutto un prima e un dopo. Poi l'ingresso. Saluti, pacche sulle spalle. Sorrisi. Ci si riconosceva. Striscioni, bandiere, pettorine. Erano lì quelli che un tempo vi erano già entrati, erano lì i giovani che quel cancello non avevano mai varcato. Aprile 2006. Sedici anni fa l'ultima apertura condivisa. È ieri una folla si addentrava lungo i viali presidiati e giungeva, tra scatti e selfie, tra filmati e commenti, al gigantesco hangar dove si attendeva l'uomo che ha rimesso in viaggio il sogno. Pietro, il vescovo.

«Quella di oggi - ha detto monsignor Lagnese, stringendo mani, donando sorrisi - è una giornata di gratitudine che noi dobbiamo alle associazioni che in questi tanti anni hanno tenuto vivo l'interesse della collettività su questo luogo. È a loro, a partire da Raffaele Nogaro, che si deve la tenace volontà di condividere questi 33mila metri quadrati di vita.

Sì, questo era un campo di guerra, ora diventerà campo di vita». E fa ricorso all'etimo antico di pace il vescovo Pietro, quello biblico in cui pace vuol dire buona vita. Come per Isaia che preannunciava «faranno aratri delle loro spade e trasformeranno le lance in falci». Qui, nel Macrico, si andrà a coltivare la speranza. «Stiamo immaginando di aprire - ha continuato Lagnese - un primo spazio alla pubblica fruibilità. Domenica 3 aprile ci sarà una sorta di prova generale. Apriremo alla città il Macrico. Lo faremo dalle 15 alle 18. Immaginiamo che potranno esserci circa 10mila persone. Per questo, proprio oggi, proprio qui, chiamo a raccolta le forze e le energie delle tante donne e dei tanti uomini che nelle associazioni si sono fatte carico di tenere sempre i riflettori accesi. Ora abbiamo bisogno della collaborazione di tutti. Sarebbe per noi troppo difficile accogliere così tante persone senza un aiuto». Un appello che ha trovato una risposta immediata e ha messo in moto la macchina della condivisione. Intanto si lavora alla costituzione di una Fondazione di cui si sta occupando l'Ufficio ex Macrico con il prezioso lavoro, oltre che di don Antonello Giannotti, presidente dell'Istituto diocesano sostentamento clero, proprietario del Macrico, di Elpidio Pota.

«Quando la Fondazione sarà operativa ha spiegato il vescovo faremo un protocollo che consentirà alla diocesi, attraverso la Fondazione, di prendere in uso questo bene e noi vogliamo che questo accada per permettere alla città di poterne beneficiare. Stiamo dialogando con tante realtà, nell'unico interesse che ci guida. Che questo luogo non sia più luogo di morte, ma di vita e ci piace dirlo mentre a poche migliaia di chilometri da qui si uccide, si fa la guerra. Anche qui, purtroppo, ci si esercitava per questo. C'erano 1200 carri armati, qui si preparava la guerra, la difesa. Proprio come accade in queste ore nel nostro paese, nella nostra Europa, dove si sta pensando come risposta alla guerra in Ucraina all'aumento della produzione di armi».

Le parole del vescovo sono state a più riprese, nei suoi interventi condivisi, segnate da applausi. C'era voglia di comune visione, di speranza, di giustizia, umana e sociale. «Noi vogliamo che questo luogo sia quello dove si difende, promuove, costruisce e organizza la vita ha concluso il vescovo . La prima grande forma di riscatto di questo luogo è l'innamoramento della collettività che vi entra, che si riprende con le sue passeggiate e con il suo amore nella e per la natura la vita. Qui desidero che vengano le scuole, presidi, docenti, studentesse e studenti perché respirino l'appartenenza, conoscano la bellezza, progettino la loro partecipazione alla rinascita. Il Macrico rappresenta l'occasione per il riscatto sociale di questa città e di tutto il territorio di Terra di Lavoro». 

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