Pasticcio biodigestore il Comune
deve restituire due milioni e mezzo

Pasticcio biodigestore il Comune deve restituire due milioni e mezzo
di Daniela Volpecina
Giovedì 28 Aprile 2022, 07:20
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Biodigestore in località Ponteselice, dopo la revoca del finanziamento la Regione impone al Comune di Caserta anche la restituzione del dieci per cento dei fondi liquidati a titolo di anticipazione. Oltre due milioni e mezzo di euro, questo l'importo che l'Ente dovrà rendere alla Struttura di Missione entro la fine del mese di maggio.

Con il decreto dirigenziale numero 21 del 20 aprile, la Regione chiarisce peraltro i motivi per i quali è stata assunta la decisione di sospendere il finanziamento, sgombrando il campo da equivoci. Nel documento la Responsabile Generale, Lucia Pagnozzi, ricorda infatti che il procedimento di revoca era stato già avviato una prima volta il 12 luglio dello scorso anno a seguito di una serie di ritardi accumulati dal Comune in merito all'espletamento della gara per l'affidamento del servizio di verifica della progettazione, alla redazione di un cronoprogramma procedurale attendibile e coerente con lo stato di avanzamento del progetto e all'invio del primo lotto funzionale del piano definitivo dell'intervento. Ritardi che il Comune assicurò di poter recuperare se la Regione avesse concesso una proroga di quarantacinque giorni (a partire dal 12 agosto) al termine ultimo per la conclusione del procedimento. E così in data 27 settembre fu trasmesso il nuovo cronoprogramma in base al quale veniva evidenziato che «era ancora possibile adottare tutti gli adempimenti e i provvedimenti tecnici ed amministrativi propedeutici all'affidamento dell'appalto dei lavori per la realizzazione dell'impianto entro il 31 dicembre 2022». Da qui lo stop alla procedura di revoca del finanziamento. Uno stop che tuttavia ha soltanto congelato la decisione della Regione.


Il 25 marzo scorso infatti «dinanzi si legge nel decreto - all'incompletezza del progetto presentato e alla necessità di un piano di caratterizzazione, in quanto il sito è risultato essere incluso tra quelli potenzialmente contaminati, la Regione ha avviato un nuovo procedimento di revoca del finanziamento al quale il Comune era stato ammesso in via provvisoria con il decreto dirigenziale numero 45 dell'11 dicembre del 2017. Lo stop ai fondi non mette fine però alla verifica di assoggettabilità del sito alla Valutazione di impatto ambientale perché come fa notare la Struttura di Missione qualora il Comune dimostrasse l'esistenza dei presupposti e dei requisiti potrebbe riproporre il progetto del biodigestore ed essere ammesso ai finanziamenti europei della nuova programmazione 2021-2027».
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Una ipotesi che ha già ammesso in allarme le sedici associazioni e i quattro Comuni (Casagiove, Capodrise, Recale e San Nicola la Strada) che fanno parte del comitato contro il biodigestore e che hanno annunciato un flash mob in piazza Ruggiero presumibilmente per il 19 o per il 20 maggio. «Ci auguriamo che quanto accaduto convinca l'amministrazione di Caserta a non insistere sulla scelta di questo impianto fa notare Vito Amendolara, presidente dell'Osservatorio Dieta mediterranea e a dirottare i fondi su soluzioni a basso impatto ambientale. Questa città ha bisogno di un impianto di comunità, un sito che smaltisca ottomila tonnellate di umido all'anno, che è l'equivalente di quanto producono i casertani, non quarantamila tonnellate».
 

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«E' dal 2017 che Speranza per Caserta porta avanti la battaglia contro il biodigestore ricorda Norma Naim prima nell'aula consiliare poi anche in quelle del tribunale con un ricorso presentato al Tar di concerto con Legambiente e i quattro Comuni limitrofi, insieme ai quali abbiamo depositato anche una serie di osservazioni che hanno messo in evidenza le debolezze progettuali dell'impianto. Debolezze oggi confermate anche dalla Regione». «Speriamo che questo stop sia definitivo è il commento di Gianfranco Tozza di Legambiente e che l'ipotesi di realizzare l'impianto a Ponteselice venga definitivamente accantonata. Un progetto con tutte queste lacune non poteva andare avanti. Le anomalie riscontrate dovrebbero ora spingere la Regione a portare a termine al più presto il procedimento di assoggettabilità alla Via perché è evidente che l'impatto ambientale sarebbe enorme». «Quanto accaduto dichiara Milena Biondo del Wwf è il frutto di una gestione inerte e pasticciata, priva di una chiara visione delle cose. Invitiamo il Comune a ripensare interamente il progetto, a rinunciare a mega impianti che impattano in modo dannoso il territorio e a valutare la possibilità di realizzare un piccolo digestore aerobico che, insieme alle compostiere di comunità, possa dar vita ad un ciclo virtuoso dello smaltimento dei rifiuti».
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