Pestaggi in carcere a Capua Vetere
Ciambriello: «Una mattanza di Stato»

Il garante dei detenuti, Samuele Ciambriello
Il garante dei detenuti, Samuele Ciambriello
di Alessandra Martino
Martedì 14 Dicembre 2021, 15:52 - Ultimo agg. 19:59
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«In una lettera che ho scritto nei giorni scorsi al ministro Cartabia l'ho ringraziata perchè è venuta mesi fa sia lei che il Premier Draghi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, entrambi hanno detto il Governo sa,il Governo ha visto, non dimeticherà - ha rivelato il Garante dei detenuti della Regione Campania, Samuele Ciambriello- Domani mi costiturò parte civile come Garante, avendo iniziato con delle denunce, con delle prove inviate alla Procura della Repubblica, avendo ascoltato i tanti detenuti che hanno subito questi pestaggi a freddo».

Dopo i noti fatti di violenza e tortura avvenuti lo scorso anno da parte di agenti di polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti del padiglione Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere, domani inizierà il processo.

Il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello, che con le sue denunce e la sua documentazione aveva fatto aprire il procedimento, si costituirà parte civile, difeso dall’avvocato Francesco Piccirillo, del Foro di Santa Maria Capua Vetere. 

In questi mesi, il Garante ha scritto al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e un gruppo di loro è stato trasferito in alcune carceri della Campania. 

«Il mio è un atto di civiltà, è un atto costituzionale, un atto di verità, anzi, un processo serve a stabilire giustizia e verità.

Mi hanno colpito due cose leggendo tutti gli atti, tantissime pagine di questo processo che inizia domani. -ha continuato Ciambriello-. La prima cosa è che il Gip la definisce una mattanza, io la definirei una Mattanza di Stato, è in questo anno amnesia di Stato. Tutti sapevano ma nessuno interveniva». 

Ciambriello, fa notare durante l'intervista che i magistrati scrivono che tra i 295 maltrattanti e i maltrattati, un solo agente di polizia penitenziaria si è frapposta fra di loro: «Questo numero ci fa riflettere, -ha spiegato Ciambriello-. questo numero deve aiutare la politica a riflettere» 

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Il Garante delle persone ristrette della libertà personale, indignato ha fatto notare come dalle immagini, dove si consuma il reato, gli agenti incappucciati o con il casco che commettono a freddo delle violenze e delle torture ma a cui non si può risalire agli autori di questo reato.

«Io mi chiedo: - ha suggerito Ciambriello -, perchè la politica non mette in campo un provvedimento per mettere sui caschi dei numeri. Chiaramente, questo non vale solo per gli agenti di polizia penitenziaria che entrano nelle carceri, vale per i carabinieri, per i finanzieri e tutte le forze dell'ordine che nelle piazze, stanno lì per garantire ordine e sicurezza. E mai possibile che in questa Italia democratica ancora a conservare dei segreti e dire ci sono ragion di stato». 

«Ecco, io mi auguro che l'accensione di questo processo serve a mettere anche in campo istituzioni, Ministero della Giustizia, associazioni, volontari, tanti operatori della giustizia perchè è necessità di tutti ristabilire giustizia e verità. Per evitare di non fare populismo e pensare che tutti gli agenti sono come quei corrotti e quei violenti. E per accendere i riflettori sul carcere che è rimosso. Per la politica è una discarica sociale, è una risposta semplice a dei bisogni complessi». 

Ora, non resta che aspettare il processo che si terrà nell'aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che sorge proprio a fianco al carcere dove sono avvenuti i fatti e si prepara a ospitare uno dei processi più complessi degli ultimi anni.

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