L'aspirante star del web e l'incursione
alla Reggia: «Aiutato dai custodi»

L'aspirante star del web e l'incursione alla Reggia: «Aiutato dai custodi»
di Mary Liguori
Venerdì 1 Novembre 2019, 08:05 - Ultimo agg. 09:13
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Lo stanno rincorrendo anche le tv e lui, Paolo Sforza, si fa pregare. Dal suo profilo Instagram, quello dal quale ha lanciato il video che lo ritrae mentre entra con la macchina nel Parco della Reggia di Caserta e poi si lava nella fontana vanvitelliana, ai messaggi risponde invitando a lasciare il numero: «Sarete contattati dal mio manager». Qualche centinaio di like alla pagina Facebook, un paio di migliaia di followers su Instagram, pantaloni alla Vacchi dopo il tuffo estivo nella Fontana di Trevi, il 38enne di Caserta dev’essersi sentito un divo. Tanto da aver assunto un manager. Ma ieri, quando i carabinieri della compagnia di Caserta l’hanno convocato per notificargli la denuncia e procedere alla formale elezione di domicilio, non si è comportato da star. Ha consegnato bravo bravo i documenti e senza fare una piega ha appreso dell’inevitabile indagine a suo carico per il reato di deturpazione di bene culturale, perché è in questa fattispecie che si inquadrano sia l’intrusione motorizzata nel sito Unesco sia la toiletta e il tuffo nella fontana di Adone e Venere.
 


Le gesta di Sforza che tanto clamore hanno suscitato sul web, se da un lato sembrano essere state ideate per raccattare un po’ di celebrità sul web, almeno visti i precedenti specifici del soggetto, dall’altro hanno messo in evidenza, ancora una volta, le tante falle del sistema di sicurezza del Palazzo reale. Dove il «broker», così si legge sulla sua carta d’identità, ha pascolato per ore in auto con la musica a palla, prima di lavarsi nella magnifica vasca del Vanvitelli. Qualcuno era distratto, questo è poco ma sicuro. Sotto accusa ci sono i varchi di via Giannone e di via Gasparri. E coloro che avrebbero dovuto sorvegliarli. Per cui si attendono i filmati della Soprintendenza che chiariranno alcuni gli aspetti seri della vicenda. Quelli che attengono al mancato controllo degli accessi in uno dei siti monumentali più visitati d’Italia dove la sicurezza dovrebbe essere una priorità. È sul varco di via Gasparri, in particolare, che si concentrano le attenzioni dei militari diretti dal maggiore Andrea Cinus. Che, per dirla tutta, hanno anche le deleghe per le altre indagini che, in questi anni, sono scaturite dopo una serie di furti alla Reggia e per i presunti abusi nell’organizzazione di eventi.

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Al varco di via Gasparri c’è un gabbiotto con un addetto agli accessi, ma c’è anche un’area di sosta che serve non solo i dipendenti della Reggia, ma anche quelli della questura e del Consorzio della Mozzarella di Bufala Dop. L’inevitabile viavai di auto insieme alla distrazione, se di una distrazione si è trattato, potrebbe aver permesso all’aspirante star del web di entrare indisturbato a Palazzo al volante della propria auto. Sforza è per ora l’unico indagato, ma aveva con sé qualcuno che lo ha filmato. E il pm che lo interrogherà gli chiederà sicuramente conto di questo. Così come gli chiederà conto di eventuali «complicità» interne al sito. Ché, il broker residente nella frazione casertana di San Benedetto, potrebbe essere stato aiutato nella sua bravata da qualcuno che lavora per la Soprintendenza autonoma e, ancora una volta, ha voluto mettere in evidenza i problemi del sito per metterne in difficoltà i responsabili. Come quando, in occasione delle nozze faraoniche spacciate per un evento cinematografico, qualcuno fotografò il fioraio a cavallo del leone dello Scalone e poi divulgò l’immagine anziché bloccare l’improbabile cavallerizzo di felini di marmo. Un cliché, quello degli sgambetti «a corte», almeno se si pensa ai precedenti. Ma per la toiletta del broker Sforza per ora ci sono solo ipotesi, e il denunciato è uno, colui che ci ha messo la faccia, insieme alla sua sagoma panciuta e tatuata, e ha messo in rete il video per dimostrare quanto è insicura la Reggia di Caserta. Saranno i video a chiarire tutto, sempre che ci siano filmati utili al lavoro di indagine. E, nel contempo, il direttore Tiziana Maffei ha avviato un’inchiesta interna. È evidente che c’è la volontà ferma di stanare i responsabili dell’ennesima imbarazzante situazione che si verifica a Palazzo. 
 

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