Castel Volturno, il sindaco Russo
​getta la spugna: «Non mi ricandido»

Castel Volturno, il sindaco Russo getta la spugna: «Non mi ricandido»
di Vincenzo Ammaliato
Lunedì 1 Aprile 2019, 08:20
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«Lo faccio per calcolo politico. È una decisione complicata e sofferta. Ma lo faccio con convinzione, perché è un atto d'amore nei confronti della mia città». Eletto quasi cinque anni fa, Dimitri Russo, sindaco di Castel Volturno, allo scadere della primo mandato, annuncia che rinuncia alla candidatura per il rinnovo del consiglio comunale del prossimo maggio, lasciando tutti nel centro domiziano, compresi i suoi alleati, più che sorpresi. Fino allo scorso sabato era certa la sua ricandidatura. Peraltro, la stessa ha creato lo strappo col movimento 100 Volti.
 
Cosa è cambiato in queste ventiquattro ore?
«Dopo quasi cinque anni di continue corse, di pasti quasi sempre saltati, ritmi sballati, stress continuo, tachicardia, colon costantemente irritato e tanto altro ancora, ho tirato il fiato. Mi sono preso qualche giorno per riflettere. E in questo breve ma intenso periodo ho preso la sofferta decisione».

Ci sono margini di ripensamento?
«Assolutamente no. Per molti può sembrare un fulmine a ciel sereno. E forse lo è. Tuttavia è frutto di una precisa scelta».

Quale per l'esattezza?
«Mi sono reso conto che le battaglie portate avanti, soprattutto quelle di carattere ideologico, come la possibilità per un sindaco di una città campana di tifare anche per una squadra di calcio che non sia il Napoli, o quelle di non consentire in aree pubbliche performance di artisti neomelodici, le cui canzoni sono diretta espressione di quella malavita napoletana che ha distrutto Castel Volturno, hanno prodotto soprattutto un odio viscerale nei miei confronti».

È pentito di queste prese di posizione?
«Assolutamente no. Rifarei tutto nello stesso modo. La mia città ha bisogno di un buon governo locale e ha bisogno di molte risorse che rilancino lo sviluppo, ma ritengo abbia soprattutto necessità di una rivoluzione culturale che non può non passare attraverso l'emancipazione da questi stereotipi. Purtroppo, occorre molto tempo affinché maturi una coscienza civica, tempi che non collimano con quelli elettorali».

Tuttavia, c'è una punta di amarezza nelle sue parole, come fosse pentito di qualcosa...
«Non pentito. Sono piuttosto amareggiato dall'isolamento che ho avvertito quando ho condotto queste battaglie».

Eppure le sue «battaglie ideologiche» le hanno offerto molta visibilità, soprattutto all'esterno dei confini della sua città.
«Infatti, il punto è tutto qui. Sono stato apprezzato, e pure molto, all'esterno. Dentro Castel Volturno, invece, inviso, isolato, schernito. E in alcune circostanze, anche dai miei stessi alleati«.

Si sente tradito dai suoi?
«Questo no. Anzi. Abbiamo espresso all'esterno per quasi cinque anni una squadra molto unita. Sono grato ai miei alleati per quello che abbiamo prodotto, ma non solo a loro. Sento di ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini, a cominciare dal segretario comunale. Ringrazio anche la minoranza consiliare che non ha mai messo in dubbio la mia onestà. Grazie al mio partito, il Pd, che con l'attività del senatore Mirabelli e del vicepresidente Bonavitacola hanno indirizzato su Castel Volturno le attenzioni del governatore De Luca. Grazie alla prefettura, alla questura e alla magistratura sempre attente. Grazie al prefetto Cappetta. Grazie a Veronica Izzo e al professor Gerundo, i tecnici che hanno redatto lo strumento normativo da cui ripartirà la mia città, il Puc».

Eppure Castel Volturno ha ancora ferite aperte.
«Purtroppo, i tempi della burocrazia non collimano con le esigenze della gente e dei territori, ma la mia città durante questi cinque anni si è avviata sui binari del recupero».

Chi sarà il candidato del Pd alle elezioni?
«Chi più di ogni altro è stato in questi cinque anni al mio fianco, l'attuale assessore ai Lavori pubblici, Peppe Scialla».

Lei si presenterà come capolista?
«Questo non lo so ancora».

 
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