La Camera Penale di Santa Maria Capua Vetere, riunitasi oggi col presidente Francesco Petrillo, ha espresso all'unanimità la propria contrarietà alla calendarizzazione in due udienze settimanali - il lunedì e il mercoledì - del maxi-processo per le violenze ai detenuti avvenute il 6 aprile 2020 nel carcere sammaritano.
Un cronoprogramma che dovrebbe partire a giugno deciso dal presidente del collegio di Corte d'Assise Roberto Donatiello davanti al quale è in corso il processo in cui sono imputati 105 tra agenti, funzionari del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e medici dell'Asl di Caserta. Le due udienze settimanali sono ritenute quasi una necessità per evitare che il processo, partito il 7 novembre 2022, si concluda in un tempo maggiore ai tre anni previsti dalla riforma Cartabia, e un modo anche per evitare che vadano in prescrizione alcuni reati come le lesioni o il falso materiale, che riguardano metà dei 105 imputati (si prescrivono in sette anni e mezzo, dunque a fine 2027), non quello di tortura, che ha tempi di prescrizione molto lunghi e che è contestato ad una cinquantina di agenti. Con un'udienza a settimana, visti gli oltre trecento testimoni da ascoltare (circa 250 quelli indicati dalla Procura, gli altri da difensori e parti civili) con più di 200 avvocati difensori, si rischia di finire per il 2027-2028.
Per gli avvocati entra in gioco però il diritto di difesa, che va garantito a tutti i costi, specie in un processo così ampio e complicato, che peraltro non ha imputati detenuti, per cui si incrocerebbe con quei processi con imputati detenuti, in cui sono impegnati i medesimi avvocati, che hanno la priorità di trattazione.
«Comprendiamo la complessità e anche l'unicità di questo processo - dice l'avvocato Petrillo - ma non possiamo sacrificare il diritto di difesa degli imputati sull'altare della celerità.