Violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere, il garante: «Mi dissero solo perquisizioni»

Spiega Ciambriello al pm: «Avevano paura di ritorsioni e di essere trasferiti in altre carceri»

Carcere Santa Maria Capua Vetere
Carcere Santa Maria Capua Vetere
Mercoledì 29 Marzo 2023, 17:36
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Il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello, sentito come testimone al processo in corso all'aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere in cui sono 105 gli imputati tra agenti penitenziari, funzionari del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e medici Asl in servizio al carcere, ha ripercorso, sollecitato dalle domande del pm Alessandro Milita, quei momenti successivi ai pestaggi del 6 aprile, in cui dovette muoversi con i piedi di piombo, anche perché i reclusi che via via denunciavano i pestaggi.

«Parlai con direttore, capo agenti e provveditore. Dopo i pestaggi del 6 aprile 2020 dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, presentai una prima denuncia alla procura l'8 aprile, poi in quei giorni parlai con l'allora direttore facente funzioni del carcere, Maria Parenti, con il capo degli agenti Gaetano Manganelli e con il provveditore campano alle carceri Antonio Fullone, e tutti e tre mi risposero che il 6 aprile c'era stata una perquisizione in risposta alle proteste del 5 aprile per la positività al Covid di un detenuto, qualcuno dei tre mi disse speciale, e nulla più» ha detto Ciambriello. 

Spiega Ciambriello «avevano paura di ritorsioni e di essere trasferiti in altre carceri». Un «muro» quello che il garante si trovò di fronte, visto che nessuno dal carcere, tra funzionari, medici ed agenti, o dal Dap fece trapelare nulla di quanto accaduto realmente il 6 aprile.

«Fullone - riferisce ancora il garante - mi disse che avevano sequestrato ai detenuti pentolini con olio e bollente, oggetti contundenti.

Io avevo informazioni anche su violenze ai detenuti ma non gli contestai nulla».

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