Focolaio di tubercolosi e liquami del Volturno:
​sigilli all'azienda bufalina del principe austriaco

Focolaio di tubercolosi e liquami del Volturno: sigilli all'azienda bufalina del principe austriaco
di Antonio Borrellio
Mercoledì 7 Aprile 2021, 09:21
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Sversavano liquami animali direttamente nel fiume Volturno, mentre nell'allevamento di bufale era stato scoperto un focolaio di tubercolosi. A portare alla luce una situazione sanitaria drammatica in un'azienda agricola specializzata nell'allevamento di bufale è un blitz della Polizia Metropolitana di Napoli e degli uomini della Task Force (costituita da Asl e Istituto zooprofilattico sperimentale). Dopo il controllo la struttura - a due passi delle sponde del Volturno nelle campagne tra Pietravairano e Sant'Angelo di Alife - è stata sequestrata, mentre è stato nominato un custode giudiziario per una sezione dell'azienda interessata. Le contestazioni mosse sarebbero di mancata ottemperanza delle ordinanze dell'Asl a seguito dell'apertura del focolaio di tubercolosi di alcuni mesi fa e di smaltimento illecito dei «reflui zootecnici a danno delle matrici terra, ambiente e acqua».

Non è la prima volta che nella piana di Alife vengono portati alla luce sversamenti di liquami da parte di aziende agricole o zootecniche, ma il recente episodio ha riscosso particolare clamore perché l'allevamento coinvolto nel monitoraggio è nota come l'azienda del principe austriaco Mariano Hugo Windisch-Graetz. E la famiglia dell'alta aristocrazia qui è molto conosciuta, proprio perché produce latte di bufala nella piana di Alife e serve aziende di tutta Italia. La mozzarella dell'alto Casertano targata Windisch-Graetz è persino finita sulla tavola della Regina d'Inghilterra Elisabetta II, lontana parente. Non solo: Mariano Hugo Windisch-Graetz, oltre a essere stato il primo azionista del Banco di Napoli negli anni 90, è fondatore del Cisom Matese-Alexis, che porta il nome del 20enne morto nel 2010 in un incidente in auto proprio a Sant'Angelo d'Alife.

Lo scorso dicembre una scoperta simile fu fatta a Dragoni, dove il titolare di un'impresa che opera nel settore della logistica e dei trasporti su gomma scaricava nel Volturno i reflui del lavaggio di ben 70 camion. In quella occasione i carabinieri forestali della stazione di Pietramelara e i tecnici dell'Arpac di Caserta individuarono una condotta che dall'interno dell'azienda scaricava i reflui provenienti dall'attività di autolavaggio dei propri mezzi di trasporto senza alcun trattamento, direttamente sull'adiacente argine del fiume. Da lì, litri e litri di reflui confluivano proprio nel corso d'acqua. Non solo, perché l'accertamento documentale ha permesso di stabilire che la ditta in questione non era in possesso di alcuna autorizzazione per lo scarico di acque reflue.

Ma l'attenzione per l'ambiente e la tutela del territorio è sempre più mirata in tutto l'alto Casertano. A pochi chilometri di distanza, in località San Nicola a Pietramelara, il gruppo «Amici del Monte Maggiore» ha realizzato e installato una panchina in castagno dove da anni c'era una discarica abusiva con rifiuti di ogni genere. «È anche un simbolo del grande amore per il Monte Maggiore e per il suo immane patrimonio», dicono i soci. Circa due mesi fa, proprio lì gli stessi volontari e l'amministrazione ripulirono una discarica a cielo aperto. Da quella mobilitazione nacque l'idea di erigere un simbolo di riflessione, poi concepito e sviluppato da Antonello Musto con la collaborazione di altri volontari come Vittorio Conte, Ermenegildo Del Monaco, Pietro De Felice e Nicola Montanaro.
 

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