Ucciso dalla bomba di Capodanno
I pm: «È stato un omicidio»

Ucciso dalla bomba di Capodanno I pm: «È stato un omicidio»
di Mary Liguori
Sabato 9 Gennaio 2021, 07:35 - Ultimo agg. 13:13
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 È stato un omicidio. E s’indaga per comprendere chi abbia prodotto la bomba che ha sconvolto Caserta la notte del primo dell’anno. Ché, se è vero che il 24enne deceduto l’altra notte al Cardarelli con buona parte delle ossa fracassate dall’esplosione, quella bomba l’ha innescata assieme ai suoi fratelli, non è altrettanto scontato che l’ordigno lo abbiano prodotto loro. Dopo il decesso di Domenico Di Giacomo, il fascicolo della Procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone, porta in calce l’ipotesi di reato di omicidio. Chi ne risponderà, è presto per dirlo. I carabinieri di Caserta, guidati dal tenente Augusto Petrocchi, hanno scandagliato a fondo la vicenda, anche con l’aiuto di alcuni video pubblicati sul web che filmano la violentissima esplosione, udita a tre chilometri di distanza. Una bomba potentissima che ha sfondato i vetri di un palazzo di quattro piano e scaraventato sette macchine le une sulle altre. Domenico, viste le lesioni riportate, era tra le persone che hanno maneggiato l’ordigno. E con lui c’erano i suoi fratelli, tra i quali un sedicenne, rimasti feriti in modo meno grave. Ma quella bomba, a quanto pare composta da plastica e polvere pirica, può essere opera di tre ragazzini? Gli amici di Domenico, sono pronti a giurarlo: «Non era un artificiere, è vittima di una fatalità». Ma non c’è casualità nel fare esplodere un ordigno di quel tipo, forse solo tanta avventatezza. E chi lo ha prodotto, se sono stati i ragazzi stessi, o un «laboratorio» di quelli che si allestiscono in anonimi scantinati a novembre e che producono gli ordigni vietati per Capodanno, saranno le indagini a stabilirlo.


 
Intorno alla mezzanotte e mezza del primo dell’anno, Domenico e i suoi fratelli insieme ad alcuni amici fanno esplodere l’ordigno nel piazzale antistante casa loro, nelle palazzine popolari del parco Primavera, nella frazione Tuoro di Caserta. Nel piazzale, e lo si vede nitidamente dai filmati, c’è anche un uomo adulto. Il botto sovrasta gli scoppi degli altri petardi. Chi gira il video, benché sia distante almeno una decina di metri, viene investito dall’onda d’urto, addirittura cade e interrompe la registrazione. Il fragore è devastante quanto le ferite che di lì a poco si scoprirà Domenico ha riportato. Arriva in ospedale in condizioni disperate. Due giorni dopo il trasferimento ai Grandi ustionati del Cardarelli. Tutto inutile: la vita del giovane garzone di barbiere si spegne due notti fa. Ciononostante, nel rione solo mezze parole. Rabbia verso i cronisti, uno striscione, «non ti dimenticheremo mai», e un dolore che riempie l’aria. Neanche il sindaco di Caserta, Carlo Marino, autore ogni anno di ordinanze anti-fuochi puntualmente violate, se la sente di lanciare un monito ed esprime solo cordoglio, invitando i suoi concittadini a «non giudicare». Chiede addirittura silenzio il prete di Tuoro, Biagio Saiano, come se una tragedia del genere non fosse, purtroppo, anche l’occasione per parlare di un fenomeno, quello dei botti di Capodanno che, nonostante le campagne di sensibilizzazione, continua a mietere giovani vittime.
 
Mentre è caccia all’autore della bomba killer, sono in corso altri interrogatori e si attende l’autopsia. Con tutta probabilità, l’esame non sarà eseguito prima di lunedì. Intanto, oltre ai video acquisiti dal web, gli investigatori lavorano per chiarire quali mani hanno messo insieme l’ordigno che oltre a provocare danni a un intero palazzo, ha ucciso un ragazzo e ne ha feriti altri due. Solo il quartiere, ora chiuso in un silenzio diffidente, può aiutare le indagini e consentire di individuare, eventualmente ve ne fossero, responsabilità terze per la tragedia di Capodanno.
 

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