Una piazza e un parco giochi per due vittime innocenti della mafia

Antonio Petito e Giuseppe Di Matteo sono un parco giochi e una piazza di Casal di Principe

Casal di Principe
Casal di Principe
Marilu Mustodi Marilù Musto
Venerdì 9 Febbraio 2024, 16:19
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Il tempo cura le ferite, ma c’è un altro tempo che le riapre, delicatamente, per fare entrare dentro la memoria. Ieri è stato un giorno così. Antonio Petito e Giuseppe Di Matteo, sono - da poche ore - un parco giochi e una piazza di Casal di Principe. In prima fila, all’inaugurazione, c’erano il padre e la madre di Antonio Petito, ucciso a vent’anni l’8 febbraio del 2002 su ordine di una donna, Anna Carrino, la compagna del boss Francesco Bidognetti, uno dei capi del clan dei Casalesi. Giuseppe Di Matteo, invece, fu strangolato e sciolto nell'acido l’11 gennaio del 1996, a pochi giorni dal quindicesimo compleanno, dopo 779 giorni di prigionia in un casolare di San Giuseppe Iato (Palermo).

LA CELEBRAZIONE

Il taglio del nastro del parco giochi Di Matteo e di piazza Antonio Petito si è svolto in un’area confiscata alla camorra lungo corso Umberto I, strada-cerniera al centro di Casal di Principe. «Qui è stato dimostrato che esiste la possibilità di riscatto e che non bisogna aver paura di accettare la sfida della legalità, quest’area è un simbolo di rinascita», ha dichiarato la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo, accanto al sindaco Renato Natale che dal 2014 guida il «riscatto» della cittadina «che per oltre 30 anni è stata occupata militarmente dalla camorra». Accanto ai familiari di Antonio Petito c’era Augusto Di Meo, testimone del delitto don Diana e consulente dell'Antimafia, mai riconosciuto dallo Stato come testimone di giustizia, che qualche giorno fa proprio in Commissione ha denunciato l'abbandono delle istituzioni statali dopo la coraggiosa scelta di denunciare il killer del sacerdote. A Di Meo, la Colosimo ha assicurato che «prima del 19 marzo», data del trentennale del delitto don Diana, porterà «qualche novità». Il riferimento è a un riconoscimento per Di Meo, che dallo Stato, nonostante il fondamentale servizio reso alla giustizia, non ha mai avuto nulla. Solo la carica di ufficiale al merito della Repubblica Italiana conferitogli dal capo dello Stato, Mattarella. Dal palco, il parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, ha dichiarato: «Ogni volta che muore un innocente s’insinua il dubbio che abbia qualche responsabilità. Basta ai pregiudizi su chi muore senza colpe». In platea, anche l’amico fraterno di don Diana, don Carlo Aversano: guida spirituale della comunità. Accanto, il sindaco di Casaluce, Francesco Luongo. Casal di Principe è uno dei pochi Comuni italiani ad aver dedicato un luogo al piccolo Di Matteo. «Memoria - dice Natale - significa non solo non dimenticare mai le tragedie, ma anche restituire alla comunità i frutti di questa tragedia. E noi in questi dieci anni di amministrazione abbiamo fatto memoria, restituendo alla gente i beni confiscati alla criminalità, che abbiamo ribattezzato beni liberati». E così, sono state scoperte le targhe con un qr code con le informazioni sulla storia di Di Matteo e Petito. Il vescovo di Aversa Angelo Spinillo ha impartito la benedizione, mentre il questore Andrea Grassi ha parlato di «rinnovamento culturale» dei luoghi.

Presente anche il tenente colonnello Pasquale Sasso Iovane, comandante dei carabinieri di Aversa, il procuratore aggiunto di Napoli Antonio Ricci, che ha portato i saluti del procuratore Nicola Gratteri e l'assessore regionale ai beni confiscati Mario Morcone, che ha finanziato i lavori di riqualificazione dell'area.

IL PARROCO

«La Regione Campania - garantisce - sarà sempre vicina ai sindaci che come Renato Natale costruiscono il riscatto dalla camorra mediante il riuso dei beni sottratti; qui questa attività è stata fatta». Don Patriciello - che nel giorno della cattura di Matteo Messina Danaro ha chiesto a tutti i sindaci italiani di dedicare piazze o altri luoghi al piccolo Di Matteo - ha, infine, concluso: «Nessuno deve pagare per le colpe di padri o altri parenti». Su questo punto, la presidente della Commissione antimafia, Colosimo, ha dichiarato: «È in progetto una proposta di legge che prevede la possibilità di riscatto per coloro che hanno vincoli di parentela con i mafiosi, ma solo slegati da logiche criminali». In sostanza, le colpe dei parenti non ricadranno sugli altri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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